Top Utility, corrono gli investimenti. MM la migliore in Italia (2)

Milano – Le cento maggiori utility italiane hanno generato nel 2018 un valore della produzione di 114 miliardi, pari al 6,5% del PIL, un dato in aumento del 2,8% rispetto al 2017. Il settore continua a essere frammentato tra pochi grandi operatori (sono 11 quelli che superano il miliardo di fatturato) e molti medio-piccoli (oltre la metà sono sotto i 100 milioni). Nonostante le periodiche discussioni sulla privatizzazione dei servizi, il rapporto ricorda che la maggior parte delle utility (62%) sono a capitale completamente pubblico e solo il 4% private. Le 100 maggiori utility hanno un peso centrale nei servizi pubblici: coprono quasi il 75% delle vendite di energia elettrica in Italia, oltre il 60% del gas venduto, il 41% dei rifiuti urbani raccolti e il 70% dell’acqua distribuita. Il 2018 è stato un anno di buoni risultati: le multiutility e le monoutility idriche hanno chiuso con un aumento dei ricavi del 7,4% e del 2,3%. Le utility elettriche sono cresciute dell’1,4% rispetto al 2017, quelle del gas del 12,7%. In controtendenza le monoutility dei rifiuti, in calo dell’1,4%. Tuttavia – segnala il report – il settore dei rifiuti registra un notevole progresso nei servizi, ad esempio con la raccolta differenziata che tocca il 65%, superando la media nazionale, pari al 58,1%, e registrando i valori più alti del triennio 2016-2018. Anche il servizio idrico integrato vede la maggior parte degli indicatori in miglioramento: apprezzabile, in particolare, la riduzione delle perdite reali nelle reti, che calano al 29%. Bene anche la distribuzione del gas, con maggiori controlli sulla rete e rispetto degli standard. Nel settore dell’energia elettrica i risultati, che anche in questo caso erano già molto buoni, restano stabili. Gli investimenti e la ricerca Continua la corsa agli investimenti delle principali utility italiane. Dopo il boom del 2017, anche il 2018 mostra un forte aumento: +18,7%. Sono stati spesi 6,6 miliardi, un valore equivalente allo 0,3% del PIL italiano e al 2,1% degli investimenti fissi lordi nel 2018. Un dato rilevante è anche l’aumento della quota del fatturato destinata agli investimenti, che passa dal 4,9% del 2017 al 5,8%. Gli investimenti maggiori sono nel settore elettrico con 3,1 miliardi di euro, che equivalgono al 47% del totale e segnano un +22,9% sul 2017. Il maggior incremento in termini percentuali è invece quello del settore rifiuti, che con 154,6 milioni investiti, aumenta del 57,9% rispetto al dato precedente. Anche la ricerca e l’innovazione stanno assumendo sempre maggior peso: le risorse destinate sono salite del 47% rispetto al 2017. Cresce anche l’impegno delle Top 100 nello sviluppo di progetti sulla mobilità sostenibile nelle città. Aumentano le iniziative di smart mobility, con il 25,5% delle aziende che ha dichiarato di averne allo studio o in corso di realizzazione e il 21,3% che ne ha già alcune operative. Una utility su due (il 48,9%) svilupperà nuovi progetti per le infrastrutture e il 34% ne ha già attivi. Le Top 100 hanno installato ad oggi 12.000 punti di ricarica elettrica pubblica e nei prossimi tre anni ne sono previsti oltre 30.000. Sono 59 le Top 100 che pubblicano il rapporto di sostenibilità, principale strumento di reporting sociale e ambientale, a conferma di un trend di crescita continuo: +22% in tre anni. Nel quadro delle politiche di responsabilità sociale sta progressivamente emergendo anche il tema della diversità e dell’inclusione. Il 15% delle aziende ha adottato policy interne che includono la diversity. Quanto ad aspetti più specifici, come l’uguaglianza di genere, il personale femminile nelle Top 100 è il 24%, superiore alla media del settore industriale italiano. La presenza di donne nei CdA è ancora più alta: 34%. La comunicazione online tra le aziende continua ad essere in crescita grazie a un approccio multicanale (app, social e sito web). Il 70% offre spazi sui siti per i reclami e i suggerimenti e il 77% ha almeno un profilo social. Migliora anche l’indice di soddisfazione complessiva dei clienti, sebbene il numero di reclami sia salito sensibilmente, registrando il valore più alto del triennio. Il processo di digitalizzazione delle utility ha però ridotto i tempi d’attesa delle chiamate e agli sportelli, oltre a quelli di risposta ai reclami scritti.