La Cgil boccia la flat tax, serve una vera riforma fiscale

Roma -L’ufficio economico della Cgil ha diffuso una nota in cui si analizza la Flat Tax (la tassa piatta) nella sua natura e soprattutto nei suoi effetti sull’economia e l’aumento delle diseguaglianze sociali. La Cgil ribadisce il suo netto giudizio critico nei confronti della tassa che piace al governo giallo-verde. Ma la confederazione non si limita alla critica. Ecco le proposte: la Cgil ha più volte lanciato proposte per una riforma complessiva della tassazione su redditi e patrimoni. La piattaforma unitaria, alla base della vertenza per la quale abbiamo organizzato la manifestazione del 9 febbraio, ha tra i suoi punti più qualificanti proprio una riforma fiscale complessiva, che diminuisca il prelievo attraverso l’aumento delle detrazioni, riporti più redditi possibili sotto il sistema della progressività e combatta l’evasione fiscale. Comprendiamo tuttavia le motivazioni che portano a voler riordinare il sistema impositivo dei lavoratori autonomi, dei professionisti, dei freelance. Questo però deve voler dire collaborazione e trasparenza, un fisco semplice e non oppressivo. Comprendiamo che ci sia la necessità di diminuire le imposte sul lavoro autonomo, ma non si può per tale priorità trascurare il principio della progressività e l’incentivo alla crescita, alla strutturazione, alla trasformazione del sistema dei servizi all’impresa ed al cittadino nella direzione di una maggiore apertura a nuovi e vecchi mercati. Abbassare le imposte praticamente a tutti ed offuscare i meccanismi di formazione dell’imponibile non è la soluzione ai problemi dei professionisti. Di fronte ad un mercato asfittico in cui la concorrenza è appiattita sul prezzo più che sulla qualità, alla difficoltà di riscuotere i pagamenti per i lavori eseguiti, a pagamenti previdenziali che ancora forniscono scarse tutele, l’abbassamento dell’aliquota Irpef non è una soluzione, se non, come è stato fino al 2018, per i contribuenti di grandezza minima. L’estensione del regime favorirà ancor di più quanti potevano e potranno evadere, comprimendo le possibilità per i freelance che lavorano per grandi committenti, i quali non evadevano prima e non evaderanno ora. La Cgil è quindi contraria a questo primo passo di flat tax, ma perché crediamo che i problemi dei freelance, in primis quelli relativi alla pressione fiscale e contributiva, vadano affrontati complessivamente, senza mai abdicare al principio di progressività dell’imposizione, e incentivando investimenti e aggregazione.