Fp Cgil e Cgil, Beccaria: condanniamo fermamente ogni violenza e abuso

Milano – La FP CGIL e la CGIL condannano fermamente ogni forma di violenza e abuso all’interno delle istituzioni penitenziarie. Nel carcere minorile ‘Beccaria’ di Milano si sono verificati atti e comportamenti estranei dalla missione rieducativa che va garantita in particolare ai minori. Si è minata la fiducia nello Stato. Le notizie di minori costretti a subire e ad assistere a violenze, sono profondamente allarmanti e richiedono un’azione immediata e decisa. Il nostro sindacato ha piena fiducia nella magistratura e sostiene il lavoro dell’autorità giudiziaria nel perseguire chi si rende colpevole di tali atti inammissibili. Riconosciamo l’importanza cruciale di garantire un sistema penitenziario che rispetti i principi di rieducazione e reinserimento sociale, come sancito dalla nostra Costituzione. Quanto accaduto deve essere finalmente occasione di farsi carico di una situazione non più tollerabile. Non è questione di “mele marce”, ma di un sistema che va completamente riformato. La CGIL e le associazioni del territorio da tempo denunciano una situazione drammatica all’interno dell’IPM Beccaria: sovraffollamento, lavori di ristrutturazione che durano da anni e restringono gli spazi per lo svolgimento delle attività, cambi continui di direttori. La situazione non è migliore negli altri IPM presenti sul territorio nazionale. Assistiamo ad un aumento costante di minorenni reclusi. Siamo a 496 nei 17 istituti penali per minorenni presenti, un aumento del 30%. Dei reclusi il 94,3% è in custodia cautelare, senza avere avuto una condanna. Mancano attività educative e di reinserimento sociale, quelle che sono garantite dall’art. 27 della nostra Carta Costituzionale, e la relazione con i ragazzi è sempre più di carattere disciplinare, con un abuso di psicofarmaci. Un carcere che non educa è un carcere che produce e amplifica la violenza. Questo impone profondi cambiamenti all’interno del sistema penitenziario, a partire da un piano straordinario di assunzioni che risponda alla carenza di assistenti, sovrintendenti, ispettori, commissari e dirigenti della Polizia Penitenziaria, insieme ad educatori e assistenti sociali. E ancora formazione e un miglioramento delle infrastrutture per far fronte a un ambiente spesso sull’orlo del collasso che mai in nessun caso giustifica abusi di potere e violenze né nei confronti dei detenuti, soprattutto se minori, né nei confronti del personale. La giustizia è nel perimetro dello Stato, la magistratura sta svolgendo il proprio ruolo, mentre il Governo va nella direzione opposta a quella necessaria, con decreti come il “Decreto Caivano”, che è una delle cause dell’incremento delle carcerazioni di minori, confermando la sua logica esclusivamente repressiva anziché investire sui servizi, sul contrasto della marginalità, sull’educazione e sulla scuola. Per i ragazzi andrebbe escluso il carcere, in favore di politiche che garantiscano percorsi di inclusione e istruzione, formazione professionale e opportunità di lavoro. I giovani, personalità in formazione, hanno bisogno di interventi rieducativi, mentre il carcere rappresenta spesso solo uno stigma ulteriore. È necessario poi superare il sovraffollamento che contribuisce alla disumanità delle condizioni carcerarie, riducendo il numero delle persone detenute attraverso misure alternative, sanzioni sostitutive, sanzioni e misure di comunità, depenalizzazione dei reati minori e un minor ricorso alla carcerazione preventiva. Va archiviata la politica securitaria espressione di un pericoloso populismo penale, mentre vanno promosse politiche e azioni di contrasto di marginalità, degrado, condizioni di disagio e povertà.