Dl Dignità: novità per precari e maestre. Ma l’11 settembre sarà sciopero

Roma – Il Decreto Dignità, pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrato in vigore oggi, porta con sé due novità che riguardano il mondo della scuola. Il primo cambiamento riguarda l’abolizione del divieto di attribuire supplenze su posti vacanti e disponibili al personale sia docente che ATA che avesse già svolto 36 mesi di servizio introdotto dalla legge sulla Buona Scuola del governo Renzi. Sulla questione dei circa 50 mila diplomati magistrali a cui una sentenza del Consiglio di Stato ha chiuso le porte delle GaE, le graduatorie ad esaurimento, la nuova legge prevede che l’esecuzione delle sentenze possa avvenire entro 120 giorni dalla notifica. Poi, considerato che le sentenze di merito, dopo quella del Consiglio di Stato, arriveranno nel corso dell’anno scolastico 2018/19, per garantire la continuità didattica, viene assicurato a questi maestri un contratto a tempo determinato con scadenza al 30 giugno 2019. Infine, entro l’anno scolastico 2018-2019, verrà bandito un concorso. 
Ciò nonostante restano scontente alcune forze politiche e alcuni sindacati. Anief ha annunciato il primo sciopero del nuovo anno scolastico il prossimo 11 settembre, per chiedere la conferma dell’emendamento LeU salva-precari, già licenziato dal Senato e sottolinea che “delle 50 mila maestre diplomate in attesa di un posto fisso meno di una su cinque lavorerà il prossimo anno e solo con un contratto di 10 mesi. Per le altre 40 mila nulla, al massimo ci sarà qualche occasionale supplenza. Per tutti un concorso straordinario in cui non e’ previsto un punteggio minimo, con tutti vincitori. Solo che per entrare in ruolo ci vorranno fino a 29 anni nella scuola dell’infanzia e fino a 11 anni nella primaria”. Anche per Maddalena Gissi della Cisl Scuola, “la procedura concorsuale riservata dà risposta solo parzialmente alle tante attese che si sono nel frattempo create; siamo inoltre ben lontani da quanto lo stesso ministro Bussetti afferma nelle sue “Linee Programmatiche”, indicando come indispensabile una revisione del sistema di reclutamento dei docenti”. Critiche arrivano anche da Forza Italia con Mariastella Gelmini. Mette invece in guardia il senatore Mario Pittoni, responsabile Istruzione della Lega e presidente della Commissione Cultura: “Attenzione a non rovesciare la realtà: il decreto Dignità non lascia a casa le “maestre”. È una sentenza del Consiglio di Stato a non aver confermato il loro inserimento in ruolo e nelle graduatorie ad esaurimento. Al contrario noi abbiamo teso loro la mano”.