Confcommercio: i 16 capitoli della “Responsabilità repubblicana”

Roma – Confcommercio ha elaborato una proposta in 16 punti, rivolta ai partiti che si presenteranno alle prossime elezioni politiche del 25 settembre. Il titolo è: “Le ragioni delle imprese, la responsabilità della politica. Le proposte del terziario per la prossima legislatura”. Ecco la premessa: “Responsabilità repubblicana”: “Ritardi, deficit, eccessi e inefficienze hanno contribuito al progressivo declino economico e politico del Paese nell’ultimo quarto di secolo. Posto a 100 il prodotto reale pro capite nel 1995, nel 2019 l’indice assumeva un valore di 113,8 per l’Italia contro 136,3 per la Germania, 130,7 per la Francia e 147,8 per il Regno Unito. Dopo il 2019, abbiamo vissuto la pandemia, la paura e le morti, le disfunzioni nelle catene globali di approvvigionamento, la scomparsa del turismo e della socialità, l’incremento incontrollabile dei costi delle materie prime, soprattutto energetiche. A seguire, la guerra alle porte orientali dell’Europa, che ha esacerbato i problemi e ne ha amplificato la durata. Infine, oggi l’inflazione. Domani, il rischio recessione. Torniamo al PIL e poniamolo pari a 100 nel quarto trimestre del 2019. Dieci trimestri dopo, nel secondo quarto del 2022, la Germania cifra 99,8, la Spagna 97,5, l’Italia 101, un dato marginalmente superiore anche a quello della Francia. L’Italia si è mostrata il Paese con le migliori capacità di reazione e i migliori conseguenti risultati tra tutti i grandi Paesi europei. I risultati ottenuti sono dovuti alla tenacia degli imprenditori e dei lavoratori italiani. Ma, certamente, sono anche il risultato di un’efficace cooperazione tra pubblico e privato, e della prospettiva offerta da un progetto di riforme e di investimenti – il PNRR – che è un’occasione straordinaria per rendere l’Italia più moderna, efficiente, inclusiva, aperta all’innovazione e al merito. Un progetto di rinnovamento del nostro modo di stare insieme dentro le comunità locali, nel Paese e in Europa, che non può andare perso e che non può essere rinviato. Non mancano problemi eccezionali. Ma abbiamo le forze per superarli, se la politica farà responsabilmente la sua parte. In ogni caso – per cifrare il beneficio aggiuntivo della cooperazione tra pubblico e privato – il confronto tra la media delle previsioni per il 2021 e il 2022 e le realizzazioni per il 2021 e il potenziale +3,2% del 2022, evidenzia uno scarto che vale circa sessanta miliardi di euro, qualcosa come 3,5 punti di prodotto lordo in due anni. Ma la consapevolezza dei risultati ottenuti nel recente passato non può nascondere la preoccupazione per l’avvento di una fase di forte peggioramento delle condizioni e delle performance della nostra economia. La nostra salute economica sarà, insomma, messa alla prova. È nei dati. Se l’occupazione, in termini di lavoratori-teste, è scesa a maggio e ha recuperato a luglio, le ore lavorate, cioè l’input di lavoro immesso nel processo produttivo, non sono invece pienamente tornate ai livelli pre-pandemici. Inoltre, la fiducia delle famiglie è in forte riduzione a giugno e luglio (circa -8% rispetto a maggio) e la stessa fiducia degli imprenditori, tenacemente ben impostata fino a giugno, ha mostrato importanti cedimenti a luglio di quest’anno. La variazione dell’indice della produzione industriale mostra due segni negativi a maggio e giugno. Nel complesso, il calo della fiducia delle famiglie rallenta inevitabilmente il processo di trasformazione del risparmio detenuto in forma liquida in maggiori consumi. Il protrarsi delle tensioni sulle materie prime e il mancato completo ripristino della funzionalità delle catene globali del valore impattano sul livello dell’attività economica dell’intera area euro. La circostanza che Paesi fortemente industrializzati come la Germania mostrino acute difficoltà sotto questo profilo, lungi dal consolare rispetto a eventuali rallentamenti produttivi, accresce le probabilità di una brusca frenata sul finire dell’estate 2022 anche in Italia. Confcommercio Incontra · Elezioni 2022 Accreditate survey internazionali sulle intenzioni di acquisto dei manager delle imprese industriali indicano una prossima contrazione dell’attività economica. Di recente la Banca d’Inghilterra ha disegnato un profilo di prolungata recessione per il Regno Unito, con estensione a tutto il 2023. Non si può escludere che presto il dibattito pubblico sarà dominato dal concetto di recessione piuttosto che dall’idea, oggi diffusissima, di inflazione. Occorre, dunque, piena consapevolezza delle sfide che il nostro Paese deve affrontare e dell’esigenza che venga tutelato e sviluppato quanto di buono si stava realizzando attraverso il cantiere delle riforme e degli investimenti legati al PNRR, le misure per contenere gli impatti del caro energia e dell’inflazione, gli interventi per sostenere lavoro, produzione e consumi. Occorre che ne sia pienamente consapevole la politica italiana e che essa metta in campo scelte conseguenti: è questa la responsabilità repubblicana che chiediamo a tutte le forze politiche. Lo chiedono gli imprenditori, i lavoratori autonomi ed i professionisti che operano nel commercio e nei pubblici esercizi, nel turismo e nella cultura, nei trasporti e nella logistica, nei servizi alle persone ed alle imprese. Lo chiede, dunque, quel terziario di mercato che ha profondamente risentito degli impatti economici e sociali della pandemia, ma che continua a concorrere in maniera determinante alla formazione del PIL e dell’occupazione del nostro Paese. Responsabilità repubblicana: è una richiesta esigente, perché comporta il superamento dell’egemonia del “presentismo”, della dittatura del breve termine, della scorciatoia fallace della disintermediazione. Responsabilità repubblicana: è una richiesta esigente, perché sollecita sguardo lungo e recupero del valore delle competenze e della partecipazione. Responsabilità repubblicana: perché essa è necessaria per un’Italia protagonista di un tornante decisivo della storia del progetto europeo. Oggi più che mai, valgono, infatti, le parole di De Gasperi: “Parliamo, scriviamo, insistiamo, non lasciamo un istante di respiro; che l’Europa rimanga l’argomento del giorno”. Dunque, per l’Italia, europeismo ed atlantismo senza se e senza ma. Le proposte del terziario per la prossima legislatura Le ragioni delle imprese, la responsabilità della politica. Dunque, per l’Europa, risoluzione delle sue fragilità strategiche – in un quadro di compattezza atlantica e di riaffermazione delle ragioni della libertà, della democrazia e del diritto internazionale, violate dall’invasione russa dell’Ucraina -, procedendo speditamente in direzione di una compiuta e comune politica estera e di difesa e sicurezza, così come in direzione di una compiuta e comune politica energetica e di una revisione della politica agricola anche alla luce dell’esigenza di sicurezza degli approvvigionamenti alimentari. Servono regole che rendano più efficace e trasparente il processo decisionale, nuovi e strutturali strumenti di sostegno degli investimenti europei, una riforma compiuta del Patto di stabilità e crescita. Riforma che costituisce uno snodo cruciale, anche in considerazione della ammissibilità degli interventi del cosiddetto “scudo anti-spread” sulla base del rispetto degli impegni europei assunti da ciascun Paese interessato in materia di squilibri macroeconomici e di sostenibilità del debito pubblico, di PNRR e di raccomandazioni specifiche della Commissione europea. Responsabilità repubblicana: perché essa è necessaria per rafforzare il potenziale di crescita dell’Italia attraverso buone regole e buoni investimenti. Regole ed investimenti – si pensi, in particolare, ai nodi della spending-review e del riordino del sistema fiscale in un’ottica di semplificazione degli adempimenti, di progressiva e decisa riduzione della pressione complessiva, nonché di accorta azione selettiva di contrasto e recupero dell’evasione e dell’elusione – per crescere di più e meglio, consentendo il perseguimento sia di maggiore coesione sociale, territoriale e generazionale, sia della sostenibilità della finanza pubblica. Regole ed investimenti – si pensi, tra gli altri, ai dossier delle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia, delle semplificazioni e dei contratti pubblici – che facciano funzionare il nostro Paese meglio ed in modo più semplice, liberando le energie del lavoro e delle imprese italiane. In particolare, delle imprese e delle professioni dei servizi di mercato – protagonisti dei processi di sviluppo territoriale – che, a qualsiasi livello della scala dimensionale, avvertono l’urgenza di un contesto di regole e di politiche che supportino competitività, produttività e crescita. Confcommercio Incontra · Elezioni 2022 Regole e politiche in materia di apertura dei mercati e di concorrenza che – tanto più nel tempo dell’economia digitale – operino a supporto del pluralismo imprenditoriale e contribuiscano alla costruzione di un’economia sociale di mercato. Regole e politiche a sostegno dell’innovazione tecnologica ed organizzativa e di una transizione energetica ed ecologica all’insegna della convergenza necessaria tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale. Regole e politiche a sostegno della qualificazione del capitale umano e dell’occupabilità come solido fondamento di sicurezza sociale e di contrasto del rischio povertà, della valorizzazione dell’identità italiana e della sua offerta turistica e culturale, del ruolo pro-competitivo del pluralismo distributivo e di quello “abilitante” dei trasporti e della logistica, delle opportunità dell’economia del mare e di quelle delle città come “fabbriche di servizi”. Regole e politiche, ancora, a sostegno dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Processi che, in ragione di uno scenario da ”tempesta perfetta”, rendono ancora più necessario un approccio strutturato e sistematico e, in particolare, uno sviluppo inclusivo – per dimensioni d’impresa e per settori economici – del “Patto per l’export” del 2020, oltre che una rinnovata attenzione all’import strategico di materie prime”.