UE: dal 2035 stop ai motori termici

Roma – L’Europarlamento, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato la proposta della Commissione europea di porre fine alla vendita di auto nuove a benzina e diesel nel 2035. Punto per punto, scrive puntualmente il Corriere Della Sera, la questione si inquadra così: «Pronti per il 55» Si tratta del primo sì al «Fit for 55», il pacchetto di regole che dovrà portare al taglio del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 rispetto al 1990, in modo da raggiungere nel 2050 la neutralità climatica (ovvero la riduzione al minimo delle emissioni e la compensazione di quelle residue con misure per la protezione del clima). Ora inizia un «trilogo», un negoziato informale a tre (Parlamento, Commissione e Consiglio europeo). Qual è l’obiettivo industriale? Diventare mercato di riferimento per i produttori di auto elettriche. Il problema sono le conseguenze a breve e medio termine sull’occupazione nel settore auto (ormai chiamato, bisogna rassegnarsi, «automotive» all’inglese). Ma davvero un’auto elettrica inquina meno? Risponde Rita Querzé: «Le emissioni di un’auto elettrica sono pari a zero a condizione che l’energia utilizzata per ricaricarle arrivi da fonti rinnovabili. Se si considera anche l’inquinamento legato a produzione e smaltimento delle batterie, si può dire che auto elettriche ed endotermiche hanno pari emissioni fino a 80 mila chilometri di percorrenza. Oltre gli 80 mila chilometri l’auto elettrica diventa a tutti gli effetti a emissioni zero». Chi fa le batterie? «Oggi il 70% delle batterie arrivano dall’Asia. La Cina da sola ha il 45% del mercato, seguono Corea del Sud e Giappone. Lo scorso dicembre a Skelleftea, in Svezia, Northvolt Ett ha prodotto la prima batteria europea. In Europa i maggiori progetti per la costruzione di gigafactory (fabbriche di batterie) sono in Germania, Francia e Uk. In Italia Stellantis ha deciso la conversione dello stabilimento di Termoli in fabbrica di batterie». Quanti posti di lavoro sono a rischio? «Anfia, associazione dei componentisti, le aziende che producono parti per il motore endotermico, parla di 70 mila posti (in tutto il settore ne garantisce 161 mila). Per fare un’auto elettrica serve il 30% di lavoro in meno. Iniettori, pistoni, cilindri non servono più, il cuore dell’auto elettrica diventa la batteria. I componentisti italiani lavorano per Stellantis ma anche per i grandi gruppi tedeschi. Si stima che il 30% delle auto tedesche siano assemblate con parti made in Italy». Sarà un bagno di sangue? Solo fino a un certo punto. Per esempio, il ceo di Renault Luca De Meo stima che in Francia «si perderanno 75 mila posti di lavoro ma se ne creeranno 500 mila». Cosa chiedono i produttori? Più tempo prima di vietare le nuove immatricolazioni di auto con motore endotermico (benzina, diesel, ibride): anziché il 2035, dice De Meo, «sarebbe meglio spostare la data al 2040 perché quasi tutti noi produttori abbiamo lanciato modelli ibridi negli ultimi 3-4 anni e servono due cicli per ammortizzarli». Cos’è il friendshoring? È lo spostamento delle filiere produttive in Paesi amici, vicini sia sul piano geografico sia sul piano sistemico-strategico. È un modo, anzitutto, per affrancarsi dalla dipendenza dalla Cina, come da quella dalla Russia per le materie prime (qui l’analisi di Federico Rampini). Cos’è l’Ets? La sigla sta per Emissions Trading System: è il sistema di scambio di quote di emissioni di gas serra (io inquino un po’ di più se tu inquini un po’ di meno e in cambio ti pago). È uno dei capisaldi del «Fit for 55» ma l’Europarlamento ha bocciato le restrizioni proposte dalla Commissione (con significative spaccature tra e nei gruppi politici: ne parla Francesca Basso sul giornale e sul sito). E la norma «salva-Ferrari»? È quella che prolunga la deroga alle regole sulle emissioni per i produttori di nicchia (da mille a 10 mila auto all’anno e dai mille a 22 mila furgoni all’anno). A spingerla e a votarla tutti (astenuti i 5 Stelle) sono stati gli eurodeputati italiani, «con il chiaro obiettivo di salvaguardare la produzione di supercar nella motor valley dell’Emilia-Romagna, in particolare quelle del Cavallino e della Lamborghini».