Assintel: torniamo sui binari del Digitale

Milano – L’uscita del DESI è sempre una doccia fredda: anche quest’anno siamo fra gli ultimi nell’indice che riassume i livelli complessivi di digitalizzazione dei Paesi UE. E nel frattempo il sentiment delle aziende ICT è a chiaroscuri: da un’indagine qualitativa sui soci Assintel emerge che il 30% ha un fatturato stabile o in crescita nel primo semestre, spinto dall’accelerata al digitale imposta dal lockdown, mentre il 47,7% subisce ripercussioni negative ben oltre il 10%. Il 66,7% dei rispondenti reputa le misure di sostegno del Governo come marginali o inutili per la propria azienda, mentre il 26% non è nemmeno riuscito ad accedervi. Come spesso è accaduto nella storia di questo settore, l’ICT si è rimboccato le maniche e ha fatto da sé, ricorrendo in primis a Smart working, Business Development e efficientamento dei processi, con un’attenzione particolare rivolta alla ricerca di nuovi clienti e a nuovi approcci di Marketing. Questi chiaroscuri si riflettono anche nel posizionamento complessivo del DESI. Il 25°posto riassume tanti ritardi e alcune eccellenze: il risultato peggiore continua ad essere relativo alle competenze digitali, dove siamo all’ultimo posto: non ci sorprende, sono gli stessi segnali che rileviamo ormai da anni con l’Osservatorio delle Competenze Digitali, scontando un mix di pregiudizi culturali e ritardi nell’adeguare i programmi scolastici e universitari alle esigenze ICT delle aziende. Questo si riflette a cascata anche sull’utilizzo diffuso di internet (26°posto) e dei servizi pubblici digitali (19° posto), con alcune peculiarità che questo lockdown dovrebbe aver reso più evidenti. Una consistente fascia della popolazione è assolutamente in linea con il resto d’Europa rispetto all’utilizzo privato e di intrattenimento del web, mentre resta diffidente laddove il web serva per compiere azioni più “serie”, come compilare moduli online della Pubblica Amministrazione o eseguire pagamenti elettronici. Resta poi il grande tema delle micro imprese, non rilevate da questo indice, che si interseca con la poca copertura della fibra nelle tante zone più rurali e isolate del territorio: lavorare online per loro diventa una corsa ad ostacoli. Così commenta Paola Generali, presidente Assintel: “Da un lato l’esecutivo deve accelerare le infrastrutture che abilitano il digitale, ma il focus point deve essere quello di disegnare provvedimenti che incentivino il digitale facendo in modo che le tecnologie più innovative siano alla portata anche soprattutto delle micro e piccole imprese. Questo può essere fatto grazie all’economia di scala che queste creano, rappresentando il 98% del tessuto imprenditoriale italiano. Il DESI, infatti, ci sottolinea che il Piano nazionale Impresa 4.0 ha funzionato soprattutto nelle medie e grandi imprese per l’acquisto di hardware, e questo dato denota che l’Italia è fuori dai binari della Digitalizzazione: ad oggi non è stato sostenuto il vero humus imprenditoriale che fa da tessuto connettivo e culturale del nostro Paese: vale a dire le MPMI, e l’Italia per questo ne sta pagando le conseguenze deragliando digitalmente”.