Lavoro: dimesse 37mila neo-mamme in un anno

Roma – Secondo i dati dell’Ispettorato del Lavoro (Inl) sono 37.611 le lavoratrici neo-mamme che si sono dimesse nel corso del 2019, mentre i papa’ che hanno lasciato il posto sono invece stati 13.947. In tutto – si apprende dal Rapporto Ispettorato – sono stati emessi 51.558 provvedimenti, con un “leggero” incremento sull’anno prima (+4%). E “come di consueto la maggior parte – si fa notare – ha riguardato le madri”. E’ cosi’ nel 73% dei casi. Solo il 21% delle richieste di part time o flessibilita’ lavorativa, presentate da lavoratori con figli piccoli, e’ stato accolto. Lo rileva il Rapporto sui provvedimenti di convalida per neo-genitori, con bimbi sotto i tre anni, dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Su 2.085 richieste ne sono state infatti accolte 436. In soli due casi su dieci c’e’ quindi il via libera, una quota minoritaria che potrebbe essere interpretata come indice di un’ancora insufficiente sensibilita’ da parte dei datori di lavoro verso le esigenze di conciliazione tra il ruolo che i genitori hanno in famiglia e la prosecuzione dell’attivita’ lavorativa. Le cifre sono il frutto dell’attivita’ di verifica della reale e spontanea volonta’ di cessare il rapporto di lavoro manifestata dalla lavoratrice o dal lavoratore al personale dell’Ispettorato. Attivita’ finalizzata proprio a prevenire licenziamenti mascherati da dimissioni volontarie e a contrastare il cosiddetto fenomeno delle ‘dimissioni in bianco’. Nei casi riportati c’e’ quindi il ‘bollino’ dell’Inl che ha convalidato il provvedimento in questione, sentendo i lavoratori, con figli sotto i tre anni, e informandoli sui loro diritti di lavoratrici madri o lavoratori padri. Nelle quasi totalita’ dei casi si tratta di dimissioni volontarie (49 mila). Cio’ pero’ non sana la complicazione nel conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro. Un problema che ricade sulle donne. E infatti tra le motivazioni indicate c’e’ proprio la difficolta’ di “conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole”. Difficolta’ registrata in quasi 21 mila casi e che matura, stando all’analisi dell’Ispettorato, quando non si hanno nonni e altri parenti a supporto o viene giudicato troppo elevato il costo di asili nido o di baby sitter o, ancora, quando ci si ritrova davanti al mancato accoglimento del figlio presso il nido. C’e’ da dire pero’ che la motivazione della mancata connessione tra l’impiego e la famiglia si accompagna ad un’altra spiegazione: “il passaggio ad altra azienda”, indicato in un numero sempre crescente di casi (oltre 20 mila nel 2019). Cosa che potrebbe eventualmente suggerire un travaso in imprese che, almeno agli occhi del lavoratore-genitore, offrono condizioni piu’ favorevoli rispetto alla realta’ da cui ci si dimette. Oltre alle dimissioni volontarie, gli altri provvedimenti di convalida hanno riguardato dimissioni per giusta causa (1.666) che si determinano quando il lavoratore lascia in tronco, recede anticipatamente dal rapporto a fronte di un inadempimento del datore di lavoro (ad esempio perche’ non gli e’ stato pagato lo stipendio). Residuale il numero delle risoluzioni consensuali (884), quando entrambe le parti, insieme, decidono di interrompere il contratto.