Coronavirus, Boccia (Confindustria): economia di guerra, non capisco lo sciopero generale

Roma – Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, risponde alle organizzazioni sindacali che hanno minacciato lo sciopero. “Dico loro di guardare alle cose con grande buon senso, e’ un momento delicato e il mio appello e’ di passare dagli interessi alle esigenze, lavoriamo insieme a loro per condividere l’obiettivo di quel decreto”. “Dobbiamo fare tutto quello che c’e’ da fare per garantire le filiere essenziali e poi pensare a fare tutto quello che serve perche’ le altre non chiudano definitivamente. E’ nell’interesse del paese”, sottolinea. “Garantiamo le filiere essenziali ma queste filiere a volte sono trasversali, per esempio abbiamo aziende del settore auto che pero’ producono valvole per i respiratori. Ci sono poi quelle aziende che si stanno riconvertendo da altri settori per produrre mascherine e vanno salvaguardate. Con questo decreto diamo un grande atto di responsabilita’. Non chiediamo flessibilita’ per aprire altri settori”. “Si pone pero’ un tema, siamo entrati in un ‘economia di guerra. Il 70% del settore produttivo chiudera’. Dobbiamo garantire che i prodotti arrivino in supermercati e farmacie ma da oggi dobbiamo considerare anche come far riaprire e riassorbire i lavoratori”. “L’economia non deve prevalere sulla salute ma dobbiamo far si’ che tantissime aziende per crisi di liquidita’ non riaprano”, avverte il presidente di Confindustria: “Qualsiasi azienda che arriva a fatturato zero, come immaginiamo che possa sopravvivere? ” dalla preoccupazione dobbiamo arrivare alle soluzioni” Confindustria, dice, ha “proposto di allargare il fondo di garanzia per dare liquidita’ di breve alle imprese, ne usciremo con piu’ debito ma dovra’ essere pagato a 30 anni come se fosse un debito di guerra, perche’ cosi’ e’. Poi vedremo quanto dura. Se sono 15 giorni e’ un conto, se sono mesi un altro”. “I decreti anticrisi del governo, il primo di 25 miliardi, servivano a dare una mano per la cassa integrazione che ora pero’ diventera’ massiva con le aziende che chiudono, ora serviranno numeri molto piu’ rilevanti”. “L’Ue ne ha preso atto con la sospensione del patto di stabilita’. Ora si deve pensare a superare la fase 1, quella dell’emergenza sanitaria, ma dobbiamo gia’ pensare alla fase 2. Dobbiamo lavorare sul garantire la liquidita’ di breve perche’ ci sono costi fissi, come gli affitti, che restano anche se le aziende sono chiuse. Il secondo aspetto immediato e’ costruire sin da ora una grande operazione di opere pubbliche in modo che la domanda pubblica compensi il calo di domanda privata che ora e’ a zero. Chiudere per motivi di legge o di domanda e’ la stessa cosa”, conclude Boccia.