Turco (Uilpa): per la pubblica amministrazione il governo del cambiamento è stato un fallimento

Roma – ”Quella che abbiamo vissuto col governo del Cambiamento è stata un’esperienza fallimentare. Nessun tavolo di confronto è stato mai aperto per affrontare le questioni che riguardano il settore dei servizi pubblici, e ciò nonostante le ripetute sollecitazioni e le numerose istanze delle rappresentanze dei lavoratori del Pubblico Impiego”, così dichiara in una nota il Segretario generale della UILPA, Nicola Turco. “Da tempo i contratti collettivi di lavoro siano scaduti e che, oltre al danno economico derivante da tale situazione esistono molti altri fattori che incidono negativamente sulla vita professionale dei lavoratori, dal momento che molte questioni – in primis il welfare aziendale, la defiscalizzazione del salario accessorio e l’ordinamento professionale – sono rimaste tuttora irrisolte”. Per il sindacalista “si è fatto un gran parlare dello 0,1% dei lavoratori in maniera strumentale e demagogica senza alcuna considerazione per tutti gli altri ovvero per la quasi totalità dei lavoratori pubblici, insomma di coloro che pur nelle molteplici difficoltà hanno operato nell’interesse dei cittadini per garantire il funzionamento della macchina pubblica”. ”Abbiamo assistito a tratti al tentativo di ritorno di quella parte di politica e di burocrazia che aveva dovuto registrare una battuta di arresto grazie al rinnovo del contratto 2016/2018, che ha sancito il ritorno della contrattazione e restituito valore e slancio alla funzione di rappresentanza, valori che proprio in questi mesi qualcuno ha provato a demolire, minando il riconoscimento della funzione stessa, quale individuata in Costituzione, nel tentativo di penalizzarne l’esercizio”, incalza il segretario generale della UILPA. ”E’ una questione di rispetto dei ruoli”, sottolinea, ricordando che lo “Stato è un datore di lavoro e come tale deve onorare i propri obblighi e adempiere ai propri doveri in primis quelli che tutelano l’aspetto retributivo, così come previsto dalle leggi dello Stato”. A tal proposito Turco ricorda come ”i lavoratori del Pubblico Impiego abbiano saltato ben due tornate contrattuali, con un conseguente pesante impoverimento delle proprie buste paga”, precisando anche che ”se nel periodo compreso tra il 2000 al 2017 il salario medio degli italiani è cresciuto, in termini reali, soltanto del 1,4%, nello stesso lasso di tempo l’incremento è stato invece del 13,6% in Germania e del 20,4% in Francia. Tradotto in cifre, ciò vuol dire che in tale periodo il salario medio degli italiani è aumentato di soli 400 euro su base annua, a fronte di 6mila euro per i lavoratori francesi e di 5 mila per quelli tedeschi”. Secondo Turco ”è quindi necessaria una forte azione di recupero salariale che assicuri ai lavoratori pubblici aumenti adeguati”, sottolineando ”che il rinnovo del contratto non deve essere assolutamente considerato come un costo bensì come una misura economica in grado di produrre un vero e proprio rilancio dell’economia grazie alla ripresa dei consumi e all’aumento del gettito fiscale”. ”Cambiare – aggiunge Turco – non significa sovvertire i canoni universali del confronto democratico, anzi ci saremmo aspettati l’esatto contrario ovvero l’apertura di un dialogo più proficuo ed efficace per il bene del Paese. L’esasperazione del cinguettio tutto spot e propaganda non costituisce altro che lo specchio in cui è fedelmente riflessa l’immagine di un Paese totalmente allo sbando, decisamente malridotto a causa della mancanza di qualsiasi tipo di interventi finalizzati al rilancio economico, sociale e occupazionale”.