Confindustria-Cerved: Rapporto Pmi Centro-Nord 2019, quadro incerto (3)

Bolzano – Le stime sull’andamento dei principali indicatori di bilancio per il 2018 – secondo il quadro offerto dal Cerved – confermano la frenata: in tutte le aree monitorate, rallenta significativamente la crescita del fatturato, del valore aggiunto, del MOL. Tale frenata rischia peraltro di non essere di breve durata. Secondo le previsioni di Confindustria e Cerved, nel 2019 la crescita di fatturato e valore aggiunto delle PMI analizzate dovrebbe dimezzarsi, con conseguenze evidenti sulla redditività: i margini dovrebbero crescere con tassi intorno all’1% e la redditività netta tornerebbe a contrarsi. Solo nel 2020 è prevista una debole ripresa degli indici. In questo quadro di crescente debolezza congiunturale, il rapporto approfondisce tre possibili percorsi per il recupero di livelli più elevati di competitività: la capitalizzazione e la crescita dimensionale; l’apertura del capitale aziendale; la propensione all’esportazione. Ricette che sembrano particolarmente indicate per le imprese familiari, che costituiscono tuttora (con 100 mila imprese su 150 mila) la tipologia d’impresa prevalente, anche nelle regioni del Centro-Nord. L’ “apertura” di queste imprese all’apporto di capitali esterni può rappresentare una grande opportunità di crescita: molte di loro, infatti, possono essere classificate come “eccellenti”, con un potenziale di crescita inespresso eppure molto rilevante. Nel bacino delle oltre 100 mila PMI di capitali del Centro-Nord sono state individuate poco meno di 3.500 imprese che hanno caratteristiche compatibili con l’acquisizione da parte di un fondo di private equity (per crescita dei ricavi, profitti e generazione di cassa), e oltre 500 che hanno caratteristiche finanziarie, di governance e leadership molto simili a quelle delle società già quotate, per un totale di oltre 4.000 imprese “eccellenti”. Gli effetti sul PIL di una apertura del loro capitale a queste iniezioni di liquidità sarebbero assai significativi, potenzialmente quantificabili nel medio periodo fino a 3,7 punti percentuali in media nazionale, ed anche più elevati nelle regioni del Centro-Nord dove la presenza imprenditoriale è più significativa (+4,3% nel Nord-Est, +3,9% nel Nord-Ovest): più contenuto, ma sempre rilevante (attorno al 3%), nelle regioni del Centro. Lo scenario economico davanti a cui si trovano le PMI del Centro Nord inizia, dunque, a farsi più incerto, e il ritmo con cui i risultati economici degli ultimi anni si consolidano diventa sempre più lento. Nel Centro-Nord, come in tutto il paese, servono perciò più imprese eccellenti, cioè più robuste, più capitalizzate, più aperte e più internazionalizzate, per premere di nuovo sull’acceleratore. E una politica economica che torni a considerarle come il principale motore del benessere e della ricchezza del Paese.