Top Utility, gli investimenti volano a +25%

Milano – Crescono gli investimenti delle maggiori utility italiane (+25,6% nel 2017 rispetto all’anno precedente), ma aumenta anche l’attenzione alla sostenibilità, ritenuta sempre più strategica nella creazione di valore, al pari della ricerca e dell’innovazione, conseguita grazie a collaborazioni con start-up in grado di fornire nuove idee e soluzioni a un settore che deve affrontare la rivoluzione digitale. Sono alcune delle indicazioni principali della settima edizione del rapporto Top Utility Analysis presentato oggi, che ha come di consueto analizzato economics, attività e servizi erogati dalle maggiori 100 utility pubbliche e private italiane attive nei settori gas, luce, acqua e rifiuti. Le eccellenze dei servizi pubblici locali Assegnati anche i premi alle eccellenze italiane del settore. La migliore in assoluto è A2A (in finale con Acque SpA, Aimag, Gruppo Cap e Smat); prima per Sostenibilità è invece Acque SpA (finalista con Brianzacque, Gruppo Cap, Estra e Nuove Acque); per la Comunicazione si è distinta Hera (con A2A, Aimag, Gruppo Cap, Etra), per RSE Ricerca e Innovazione Gruppo Cap (con Acquedotto Pugliese, Iren, Hera, Smat). Nella categoria Consumatori e Territorio la migliore è stata Aimag (con Acea, Aset, Nuove Acque, Smat) e, infine, Estra si è distinta nella categoria Crif Performance Operative (con A2A, CVA, Contarina, Savno). Le 100 maggiori utility operanti in Italia nei settori dell’energia elettrica, del gas, del servizio idrico integrato e della raccolta dei rifiuti urbani hanno generato nel 2017 un valore della produzione aggregato prossimo ai 112 miliardi di euro, pari al 6,5% del PIL italiano. Continua il fenomeno delle concentrazioni; tuttavia, le grandi imprese sono in numero limitato, dato che solo il 12% supera il miliardo di euro di ricavi, mentre sono assai numerose le medio-piccole dalla forte vocazione territoriale: il 53% ha ricavi inferiori ai 100 milioni. Il 67% delle aziende è a totale capitale pubblico, mentre il 20% è misto e il 9% è quotato in Borsa e solo il 4% privato. Nell’idrico, oggetto del progetto di legge cosiddetto “acqua pubblica”, il cui iter è in corso in Commissione Ambiente, non ci sono aziende private. Queste 100 aziende rappresentano, nel loro insieme, una parte consistente dei mercati di riferimento. Coprono infatti il 50,6% dell’energia elettrica generata in Italia e il 70,2% delle vendite finali, ovvero il 42,6% dei volumi di gas distribuiti e il 65,6% di quelli venduti (dati Arera), il 70,2% dell’acqua distribuita e il 43% dei rifiuti urbani raccolti. È soprattutto la voce degli investimenti in impianti, reti ed attrezzature quella che nel 2017 è cresciuta maggiormente, salendo a 5,7 miliardi di euro contro i 4,5 miliardi del 2016. È un balzo, a perimetro omogeneo, del 25,6% rispetto all’anno precedente. Tale valore rappresenta l’1,9% degli investimenti fissi lordi in Italia nel 2017 e lo 0,3% del PIL nazionale. A investire sono in netta prevalenza le aziende elettriche: circa 2,6 miliardi di euro, pari al 45,8% del totale (+32% sul 2016), mentre le multiutility hanno sfiorato i 2 miliardi (+20,9% sul 2016). Da segnalare i 916 milioni di euro di investimenti delle imprese del sistema idrico (+21,1% sul 2016), che testimoniano gli sforzi in atto per migliorare la qualità delle reti. L’investimento medio per abitante è di 37,1 euro, il 40% in più del valore dell’anno precedente (26,2 euro). Per le sole multiutility attive nel servizio idrico questo dato aumenta ulteriormente, toccando i 47,6 euro per abitante. Gli investimenti pro capite nel waste management ammontano, invece, a 9,4 euro/abitante per le monoutility, di fronte ai 19,4 delle multiutility attive nel medesimo settore.