Tassa di soggiorno: Airbnb gallina dalle uova d’oro, a Milano più di 3 milioni

Milano – L’imposta di soggiorno comincia a farsi sentire sulle tasche di turisti, trasfertisti e viaggiatori. Al momento – spiega un articolo de Il Sole 24 Ore – è adottata da oltre mille Comuni e si stima che raggiungerà quest’anno i 509 milioni di gettito totale (463 nel 2017), secondo le previsoni dell’Osservatorio nazionale di Jfc. Il ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio, nelle scorse settimane si è detto “personalmente contrario” all’imposta. E ha aggiunto: “Se proprio deve esserci, dovrà essere uniforme in tutta Italia e di scopo”. D’altra parte, in un contesto di rincari bloccati, l’imposta di soggiorno può facilmente diventare la valvola di sfogo con cui reperire risorse extra per le casse comunali. Uno storico punto debole dell’imposta è la difficoltà di riscuoterla, in caso di mancato versamento da parte dei gestori di strutture ricettive. La nuova frontiera per semplificare il prelievo e abbattere l’evasione, però, sono le intese con cui i portali internet per affitti brevi e case vacanze si impegnano a riscuotere il tributo insieme al canone e lo versano al Comune. Dalla sede italiana di Airbnb spiegano di aver “già stipulato accordi per semplificare la riscossione e il versamento del tributo con 15 città”, tra cui Milano, Firenze, Torino, Napoli, Palermo, Genova, Bologna, Olbia, Bergamo, Lucca e Rimini. I risultati sono notevoli: a Milano, ad esempio, nei primi quattro mesi dell’anno il portale ha versato nelle casse municipali 2,2 milioni (se ne stimavano tre per tutto il 2018). E ci sono colloqui in corso con altri centri, tra cui Roma: “Siamo in contatto con gli uffici e speriamo di replicare gli accordi già operativi”, confermano da Airbnb.