Dl Dignità, Unione Artigiani: “Stop a stipule e rinnovi di contratti a termine”

Milano – Immediata reazione dell’associazione di categoria all’approvazione del Decreto Dignità, pesantemente criticato per l’irrigidimento di un mercato del lavoro bisognoso di flessibilità. 100mila potenziali posti di lavoro a rischio in Italia. L’Unione Artigiani di Milano e Monza-Brianza reagisce duramente al provvedimento varato ieri sera dal Consiglio dei Ministri, che ha introdotto vincoli restrittivi alla disciplina dei contratti di lavoro a termine. Il limite massimo di durata dei rapporti si riduce da 36 a 24 mesi e ogni rinnovo a partire dal secondo avrà un costo contributivo crescente dello 0,5%. Ridotte da 5 a 4 le possibili proroghe, mentre per i contratti più lunghi di 12 mesi o dal primo rinnovo in poi arrivano tre categorie di causali, esigenze temporanee e oggettive, connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, o relative a picchi di attività stagionali. Le nuove regole valgono anche per i contratti a tempo determinato in somministrazione. “Come ampiamente anticipato – commenta il segretario generale dell’Unione Artigiani, Marco Accornero – le nostre critiche alla misura approvata dall’Esecutivo sono confermate, avendo trasformato i peggiori timori in certezze. La riforma del Jobs Act così come concepita dal ministro del lavoro, Lugi Di Maio, crea vincoli sia in entrata sia in uscita, irrigidendo un mercato dell’occupazione che semmai aveva necessità stringenti di maggior flessibilità, oltre che di taglio dei costi. L’azione del Governo va nella direzione opposta alle necessità delle aziende e riporta il Paese indrietro di decenni. A rischio, secondo una nostra stima, circa 100mila posti di lavoro in Italia”. “Il Decreto Dignità – conclude Accornero – avrà riflessi pesantemente negativi sul lavoro, andando a frenare le assunzioni e scoraggiando i rinnovi dei contratti a tempo che, con le nuove regole e soprattutto la reintroduzione delle causali, diventano altamente insidiosi per le imprese, sottoposte a seri e concreti rischi di aperture di contenziosi con i lavoratori. Auspichiamo che il Parlamento, in sede di conversione del decreto, ne riveda i contenuti, mitigando se non ripristinando quella minima elasticità, vitale per la ripresa e che i dati Istat sull’andamento positivo dell’occupazione hanno recentemente messo in luce.”