Cgil Lombardia: oltre 60mila donne vittime di mutilazioni genitali (1)

Milano – Domani, martedì 6 febbraio, è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili istituita dalle Nazioni Unite. A ricordarlo è una nota della Cgil Lombardia. Le mutilazioni genitali sono una forma di violenza, di cui sono vittime le bambine e le donne, assimilabile alla tortura perché provocano danni fisici permanenti e traumi psicologici. Insieme alla violenza psicologica, fisica, sessuale (compreso lo stupro), al matrimonio forzato, agli atti persecutori come lo stalking e alle molestie sessuali, le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti umani e una forma estrema di privazione della libertà delle donne, nella sfera pubblica e in quella privata. È una pratica fondata su un inaccettabile dominio patriarcale che si perpetua, tuttavia, con pratiche di donne contro altre donne e che ha lo scopo di riprodurre la subordinazione attraverso il controllo violento della sfera sessuale. In Italia si stima che le donne che hanno subito una forma di mutilazione genitale durante l’infanzia siano tra le 60.000 e le 80.000. Negli ultimi anni l’Italia è stata interessata dall’arrivo via mare di donne che hanno chiesto la protezione internazionale, provenienti da Paesi dove la pratica delle mutilazioni genitali è ancora diffusa: Eritrea, Somalia, Nigeria, Guinea, Sudan, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio. Le mutilazioni genitali – così come i matrimoni forzati – rappresentano una forma di violenza contro le donne che rientra nella fattispecie degli atti di persecuzione individuati dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ripresa dalla Direttive Europee in materia e dalla normativa nazionale, ragione per cui è possibile il riconoscimento dello Status di rifugiato politico.