Crisi: FDV Cgil, In Italia calo del Pil più forte della media europea (2)

Roma – “Nel nostro Paese – afferma il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni – il calo del Pil è stato più forte e la ripresa più lenta della media europea, oltre che a causa delle misure di austerità e della crescita delle diseguaglianze, anche per effetto della mancanza di investimenti, come dimostrano i punti di ritardo dell’Italia, in termini di variazione del capitale fisso, dalla zona Euro (-17,6 punti percentuali tra il 2007 e il 2016) e dalla Germania in particolare (-35,2 punti). “Per l’incapacità da parte dei governi italiani – prosegue Fammoni – di porre in essere una politica economica finalmente espansiva e per la resistenza da parte di settori delle imprese a puntare su ricerca, innovazione, miglioramenti nella conoscenza e nell’efficienza dei processi produttivi, invece che sul contenimento del costo del lavoro”. Per la segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi “Il rapporto FDV Cgil identifica nella caduta della quantità e della qualità del lavoro la causa della doppia recessione italiana, più intensa rispetto a quella delle principali economie europee”. “Nello studio – aggiunge Fracassi – si evidenzia che la difficile ripresa del nostro Paese va attribuita alla distanza dai livelli del 2007 di consumi e investimenti, cioè della domanda interna. Eppure, governo dopo governo, compreso quello attuale, si è continuato a insistere su una vocazione export-led dell’Italia, svalutando il lavoro e ricercando margini di competitività e di produttività solo sul versante dei costi”. Per la dirigente sindacale si tratta di un obiettivo di politica economica “sbagliato” e “controproducente” poiché “manca una specializzazione produttiva fondata su intensità tecnologica e conoscenza e sostenuta da investimenti, che invece, negli ultimi anni, si sono contratti più di ogni altro fattore di crescita, trascinando verso il basso occupazione e salari”. Secondo la segretaria confederale “la lezione non è servita: tagli della spesa, privatizzazioni e riduzione del peso degli investimenti pubblici caratterizzano anche l’ultimo quadro programmatico del governo, contenuto nella nota di aggiornamento del Def 2017”. “Almeno fino al 2020 persisteranno stagnazione dei salari e alta disoccupazione giovanile, il che delinea – conclude Fracassi – una legge di Bilancio 2018 ancora una volta all’insegna dell’austerità e della svalutazione competitiva del lavoro”.