Pazienti cronici: Lombardia, Cgil-Cisl-Uil, nuove modalità e vecchi problemi (2)

Milano – “Un modello del welfare, quello regionale – proseguono Cgil, Cisl e Uil – che fa nascere diverse legittime preoccupazioni sulle quali stiamo da molti mesi lavorando: l’effetto che queste scelte avranno sulla concorrenza fra strutture pubbliche e private, la relazione fra la programmazione pubblica e l’erogazione delle prestazioni, la valutazione della appropriatezza delle cure rispetto all’obiettivo della loro efficacia, cioè rendere compatibile la cronicità con l’allungamento della vita in condizioni di autonomia dei pazienti. E, infine, si tratta di verificare se questo modello sia adeguato a dare risposta al bisogno di cure intermedie con strutture diffuse, vicine al territorio, organizzate con una logica di integrazione fra le prestazioni di natura sanitaria, sociosanitaria e assistenziale. Sappiamo che tutte le Aziende Socio Sanitarie Territoriali della regione si sono candidate a svolgere questo ruolo. Questo per noi è un bene, anche a garanzia di un presidio uniforme su tutta la Lombardia. Ma per realizzare una rete pubblica di strutture di prossimità non basterà la buona volontà, serviranno investimenti, risorse, personale dedicato; e servirà una progettualità che oggi non c’è e che non vogliamo lasci campo aperto all’iniziativa del mercato. Da ultimo, chiediamo a Regione Lombardia che sia risolto il conflitto con una parte dei medici di base, perché quando i cittadini della Lombardia dovranno scegliere possano farlo sicuri che il medico di base mantenga il proprio rapporto con il paziente, che il sistema delle cure primarie sia integrato in questo modello e la medicina di base innovi le proprie modalità organizzative secondo la logica delle Aggregazioni Funzionali Territoriali”, concludono i sindacati.