ATR Milano (Confesercenti): Airbnb, investire nel turismo la cedolare secca (1)

Milano – Nella sola città di Milano è di 2.778.300 euro la cifra che il governo potrebbe incassare nel 2017 dall’applicazione della cedolare secca utilizzando le piattaforme di appartamenti come sostituti d’imposta. Allo stesso tempo il comune di Milano potrebbe incassare 1.516.000 euro aggiuntivi di tassa di soggiorno, una cifra che emergerebbe dalla regolarizzazione delle posizioni contributive degli appartamenti che oggi non pagano le imposte. In totale sono quindi oltre 4 milioni di euro gli introiti in più per l’erario che potrebbero derivare dalla regolarizzazione delle piattaforme di home sharing come Airbnb. I dati arrivano da ATR Milano, l’associazione degli albergatori della città metropolitana di Milano che aderisce a Confesercenti e che ad aprile scorso ha lanciato il sito http://hotelvsairbnb.it per sensibilizzare i viaggiatori sulle differenze tra le due tipologie di ospitalità. ATR basa le sue proiezioni sui seguenti dati: sono circa 1200 le Scia, Segnalazioni Certificata di Inizio Attività, aperte e attive da gestori di appartamenti nella città di Milano, mentre sono 9600 gli appartamenti disponibili a Milano sulla sola Airbnb secondo i dati comunicati da Airbnb stessa nel 2016 (quindi senza contare Booking, Tripadvisor, HomeAway ed altre piattaforme di home sharing) Questo vuol dire che sono almeno 8400 gli appartamenti non in regola. Sempre secondo i dati diffusi da Airbnb lo scorso anno a margine di un’indagine affidata a Sociometrica, il ricavo medio degli Host di Airbnb a Milano è stato di 2700 euro, con una media di 48,4 ospiti nel corso dell’anno e un soggiorno medio di 3,2 notti. Considerando questo ricavo distribuito equamente nel corso dell’anno possiamo stimare in almeno 1575 euro il ricavo medio da giugno a settembre per gli host Airbnb milanesi. Questo vuol dire che, vista la cedolare secca al 21%, Airbnb sarà obbligata a trattenere in media 330,75 euro per host che, moltiplicato per gli 8400 appartamenti non in regola, porterebbe nelle casse dell’erario per la sola Milano almeno 2.778.300 euro.