Welfare: la Lombardia punta sulla sussidiarietà

Milano – I servizi socio-assistenziali in Lombardia sono all’avanguardia e rappresentano un modello da imitare per il welfare di secondo livello, il mix di programmi e investimenti a finanziamento non pubblico, una nuova frontiera della politica assistenziale che si affianca progressivamente ai tradizionali interventi garantiti dal settore pubblico. A rivelarlo la ricerca, curata di Eupolis Lombardia, presentata oggi alla Commissione consiliare Sanità, presieduta da Fabio Rolfi (Lega Nord). A favorire il proliferare del sistema sono presenti alcune condizioni favorevoli: il numero di imprese che già attuano politiche di Welfare aziendale (il 41,9% delle imprese lombarde offre ai propri i dipendenti programmi di welfare ); la presenza di soggetti no profit (il 15,3% del totale nazionale, con un +38% nell’ultimo anno); la nascita di Fondazioni di Origine Bancaria (13 attive); i proventi del 5 per 1000 (10.396 destinatari e il 37,2% dell’importo totale è destinato a enti lombardi). Si tratta di un contesto socio-economico che fa della Lombardia la culla privilegiata del nuovo sistema di previdenza sociale, realizzando un mondo di assistenza e sussidiarietà, parallelo e complementare al Welfare State tradizionale, nei confronti del quale anche l’amministrazione regionale è chiamata a giocare un ruolo importante. In particolare, il modello lombardo appare orientato principalmente al sostentamento della povertà materiale, fiore all’occhiello delle politiche sussidiarie lombarde. Secondo il censimento condotto da Éupolis Lombardia, nel 2015 erano presenti nella nostra regione 1.589 enti del privato sociale che offrivano assistenza a 358.170 persone in condizioni di povertà materiale e a rischio di esclusione sociale. Una realtà di «secondo welfare» importante che opera sussidiariamente, fornendo servizi sociali che il settore pubblico non è più in grado di garantire. In tale ambito rilevante, la quota di enti che distribuiscono farmaci (16,6%) ed assistenza sanitaria (10,2%). Per quanto riguarda la tipologia, gli enti che offrono assistenza sono in larga misura associazioni, riconosciute e non riconosciute, e comitati o gruppi, il più delle volte riferiti alla Caritas.