Migranti: permessi di soggiorno, niente tassa aggiuntiva, pubblicata sentenza

Bumbi giocano con i soccorritori nella parte dedicata alle donne ed ai bambini sulla nave 'Bergamini', arrivata al porto mercantile di Taranto con a bordo altri 294 migranti di nazionalità eritrea salvati nei giorni scorsi nell'ambito dell'operazione 'Mare nostrum', 11 giugno 2014. Si tratta del terzo sbarco in tre giorni nel capoluogo ionico. ANSA / RENATO INGENITO

Bergamo – Nelle ultime settimane c’è stata grande confusione attorno alla tassa aggiuntiva per l’ottenimento e il rinnovo del permesso di soggiorno per i cittadini stranieri (che variava dagli 80 ai 200 euro, che si sarebbero aggiunti ai circa 77 euro già dovuti per le pratiche). Oggi finalmente si fa chiarezza grazie alla pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato che respinge l’appello dei ministeri dell’Interno e dell’Economia e delle Finanze. La Cgil nazionale e l’Inca-Istituto Nazionale Confederale Assistenza avevano presentato un ricorso contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i due Ministeri per l’annullamento del decreto del 6 ottobre 2011 sul “Contributo ulteriore per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno”. Il 1° marzo 2016 (sentenza depositata in segreteria il 24 maggio) il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio si era pronunciato accogliendo il ricorso e cancellando la sovrattassa. Poi, però, la sentenza del Tar era stata sospesa dal Consiglio di Stato. E l’ulteriore contributo erari comparso. Oggi, dunque, si conclude un lungo periodo di incertezza. “Attendevamo da giorni l’esito dell’udienza del Consiglio di Stato” hanno commentato poco fa Orazio Amboni della Cgil di Bergamo e Annalisa Colombo, responsabile dell’Ufficio Migranti Cgil. “La sentenza pubblicata oggi non si limita ad annullare il decreto ritenendo gli importi dei contributi da pagare sproporzionati e onerosi, in contrasto con l’obiettivo di favorire la legale presenza degli immigrati in regola con le norme di soggiorno , ma ha anche riconosciuto, contro il parere degli avvocati ministeriali, il pieno diritto del sindacato – in questo caso la Cgil – a difendere in giudizio i valori di solidarietà attiva e di rimozione degli ostacoli sociali ed economici che impediscono, attraverso eccessivi oneri nelle pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno, il regolare accesso al lavoro”.