Apam-Milano: sharing economy non sia shadow economy (2)

Milano – “Qui non si tratta certamente di negare gli aspetti positivi che caratterizzano l’evoluzione della società verso meccanismi di scambio ispirati a una maggiore libertà – afferma Maurizio Naro, presidente di Apam Federalberghi Milano, commentando i dati di una ricerca – ma di contrastare lo sviluppo di quella che sembra essere una ‘Shadow economy’, non certo una sharing economy. Crediamo resti non del tutto risolto il problema delle regole di partenza tra soggetti economici che svolgono la stessa attività, regole che sembrano trasgredite già in partenza. Infatti, a Milano, solo il 2,2% degli appartamenti pubblicizzati su Airbnb è in regola con quanto previsto dalla legge regionale 27 del 2015 che prevede l’obbligo della registrazione nell’apposito elenco comunale”. “Non vogliamo prosegue Naro – che la mancanza di regole provochi, come purtroppo è già successo, lo sviluppo incontrastato del sommerso e della concorrenza sleale”. “Insomma, dietro l’apparente entusiasmo per una nuova economia che si diffonde, può esserci, in assenza di regole, la premessa per seri problemi che ricadono sull’intera comunità dei cittadini”. “In Italia – rileva Naro – soltanto Regione Lombardia si è mossa in questa direzione, ma il buon lavoro è ancora da completare perché deve essere approvato il punto fondamentale dell’obbligo della pubblicità del codice di registrazione degli host in ogni inserzione online/offline”. “Il nostro impegno – conclude il presidente degli albergatori milanesi – è volto a tutelare tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. Non può, però, esserci squilibrio tra chi, da una parte, fa pagare la tassa di soggiorno, ha dipendenti in regola, comunica alla Questura chi alloggia, stipula assicurazioni ed ottempera alle numerose norme relative alla sicurezza e chi, invece, agisce senza regole e controlli ”.