Milano – “Anche gli indici economici mostrano che la stabilità è ancora lontana, prosegue Balzarini. L’economia nazionale e lombarda sono da tempo uscite dalla cosiddetta recessione tecnica, ma i differenziali di crescita rispetto alla media europea suggeriscono molta cautela. Infatti nel frattempo è stata distrutto un quarto della base produttiva e si è alimentata una disoccupazione strutturale che non ha precedenti”. “La stessa dinamica del tasso di occupazione, indicatore molto più interessante del tasso di disoccupazione per fotografare la capacità del Paese di creare nuovo lavoro, non manifesta una reale inversione di tendenza. La crescita del tasso di occupazione dal 56,3% del 2015 al 58,4% del 2019 è sostanzialmente in linea con il quadro tendenziale, e non colma in nessun modo la forbice che separa il Paese dagli obiettivi comunitari. Al contrario, con il passare degli anni la distanza tra il target occupazionale europeo e programmatico del governo cresce: si passa da 4 punti del 2015 a uno spread di 8,5 punti del 2019”. “La Lombardia si posiziona solo un attimo meglio della media nazionale. La crescita nel 2015 è pari all’1%, con una proiezione all’1,4% per il 2016. Gli investimenti dovrebbero crescere del 2,4% nel 2016, ma questi sono significativamente più bassi della media nazionale (3,1%). Sebbene l’economia lombarda sia migliore di quella nazionale, la crescita rimane significativamente più contenuta della media dei paesi dell’area euro di 0,3 punti percentuali, se prendiamo per buone le previsioni economiche della Commissione Europea”. L’incidenza delle trasformazioni dei rapporti di lavoro a tempo determinato e/o apprendistato sul totale dei nuovi rapporti di lavoro con contratto a tutele crescenti, è pari al 37% per la Lombardia e al 31% per l’Italia. I nuovi rapporti di lavoro legati agli incentivi contributivi sono pari a 42.732 per la Lombardia e501.161 per l’Italia nel 2015”.