Milanesi in prima linea nell’adozione dell’intelligenza artificiale: il 26% spicca per conoscenza e utilizzo rispetto a una media nazionale del 19%

Milano – La stragrande maggioranza dei milanesi (85%) la userebbe per tradurre un testo in lingua straniera. Più della metà di loro (54%) la utilizzerebbe per organizzare un viaggio o una vacanza. Seguono una consulenza finanziaria per decidere come investire i propri risparmi (44%) e una diagnosi medica (41). È quanto emerge da una ricerca di Changes Unipol, elaborata da Ipsos, sul percepito e il vissuto degli italiani in merito all’Intelligenza Artificiale, dalla quale emerge inoltre che di contro, il 67% dei milanesi si dichiara preoccupato per la creazione di disinformazione da parte dell’IA. Le misure ritenute opportune per gestire gli impatti dell’IA sulla disinformazione sono l’inserimento di regolamenti e leggi severe sull’uso dell’IA (46%), l’educazione e formazione dei cittadini (34%) e la responsabilizzazione delle piattaforme media nel monitorare e rimuovere fake news (31%). Oltre alla disinformazione, le preoccupazioni sull’utilizzo dell’IA si concentrano sul lavoro con l’84% che ritiene ci sarà almeno uno svantaggio, come ad esempio la perdita di posti di lavoro (33%) e lavoratori sempre più isolati e alienati (32%). Inoltre, il 28% dei milanesi esprime preoccupazione sia per la chiusura delle imprese artigianali che per la minaccia alla creatività. L’83% degli intervistati vede potenziali vantaggi: l’IA porterà sviluppi principalmente nella digitalizzazione della pubblica amministrazione e nelle esperienze di acquisto (entrambe secondo il 60% degli intervistati), nel vivere esperienze culturali (58%) e negli spostamenti e mobilità (54%). I milanesi sono i più ottimisti in Italia circa le opportunità per i giovani; secondo il 56% degli intervistati, l’introduzione dell’intelligenza artificiale nei prossimi 5 anni potrebbe creare opportunità lavorative per loro. L’Europarlamento ha approvato lo scorso 13 marzo il cosiddetto Ai Act, l’impianto di norme europee sull’Intelligenza Artificiale. Un provvedimento auspicato, come emerge dalla nuova ricerca[1] di Changes Unipol elaborata da Ipsos e mirata ad indagare il rapporto tra gli italiani e l’IA. Il 26% degli intervistati milanesi ha una conoscenza approfondita e utilizza l’IA rispetto a una media nazionale pari al 19%. Tuttavia, il 67% è preoccupato dall’eventuale disinformazione generata dal suo utilizzo improprio. A risentire della disinformazione potenzialmente generata dall’IA sono in primo luogo i singoli individui, ad esempio diffondendo notizie o immagini false (30%), seguono ambiti come la sicurezza, ad esempio diffondendo false minacce o allarmi (29%), l’economia, attraverso manipolazioni del mercato o delle tendenze economiche (26%) e i diritti umani, con la pubblicazione di informazioni che potrebbero incitare all’odio o alla discriminazione (25%). I timori sono diffusi anche per gli affari internazionali, ad esempio influenzando le relazioni tra i paesi con false informazioni (20%) e la salute, ovvero la diffusione di false informazioni su malattie/trattamenti (19%). Nonostante le preoccupazioni, i milanesi sono fiduciosi nella capacità di distinguere le informazioni reali da quelle generate dall’Intelligenza Artificiale: il 41% ritiene che ciò accada “sempre o la maggior parte delle volte”, mentre solo il 32% afferma che ciò avvenga “raramente”. Solo l’8% ritiene che non sia possibile fare la distinzione. In aggiunta all’introduzione di regolamenti e leggi severi sull’uso dell’IA, i milanesi ritengono che altre misure efficaci possano essere l’educazione e formazione dei cittadini (34%), la responsabilizzazione delle piattaforme media nel monitorare e rimuovere fake news (31%) e lo sviluppo di tecnologie per rilevare la disinformazione (27%). In generale, ben l’88% degli abitanti del capoluogo lombardo ritiene necessaria l’implementazione di almeno una misura di controllo sull’Intelligenza Artificiale per contrastare il fenomeno della disinformazione.
I milanesi sono all’avanguardia quando si tratta di conoscenza almeno di base dell’Intelligenza Artificiale. Difatti, più della metà dei rispondenti (55%) conoscono lo strumento e il 19% dichiara di utilizzarla, rispetto a una media nazionale che si attesta attorno al 12%. Soltanto il 3% dichiara di non averne mai sentito parlare. L’utilizzo più frequente dell’IA risulta essere quello della creazione di contenuti testuali, ma a Milano è soprattutto importante nel lavoro. La stragrande maggioranza dei meneghini (85%) la userebbe, inoltre, per tradurre un testo in lingua straniera e più della metà (54%) per organizzare un viaggio o una vacanza. Seguono l’utilizzo per consulenze finanziarie utile a decidere come investire i propri risparmi (44%) e per una diagnosi medica (%41). Quasi la metà degli intervistati (48%) pensa che l’IA avrà sia effetti sia negativi che positivi, mentre il 20% non ha ancora un’opinione o non ha abbastanza informazioni per formarsene una, ma chi ha invece le idee chiare si divide a metà tra coloro che si dicono attratti e curiosi per l’IA (il 15%) e chi è invece diffidente e preoccupato per le sue implicazioni (il 17%). Più in generale, il 59% dichiara di avere un grado di fiducia almeno sufficiente, in una scala da 1 a 10, per questa tecnologia. Oltre alla disinformazione, le preoccupazioni dei milanesi sull’utilizzo dell’IA si concentrano sul lavoro, con l’84% degli intervistati che ritiene che ci sarà almeno uno svantaggio portato dall’introduzione dell’IA: in particolare, i timori si riferiscono alla possibile perdita di posti di lavoro (33%), ai lavoratori sempre più isolati e alienati (32%), alla chiusura delle imprese artigianali (28%), ad una minaccia per la creatività (28%), nonché a minori opportunità lavorative per i lavoratori con una bassa alfabetizzazione digitale (28%). A riconoscere almeno un possibile vantaggio per il mondo del lavoro sono comunque l’83% degli abitanti del capoluogo lombardo, che individuano effetti positivi soprattutto nell’aumento della produttività (30%), nella semplificazione delle attività lavorative (28%) e nello spostamento da attività ripetitive e molto operative ad attività a più alto valore aggiunto (26%). Soltanto il 19%, però, indica la creazione di nuovi lavori come un possibile plus. Guardando ai prossimi 5 anni, i milanesi hanno le idee ben chiare su quali aspetti miglioreranno. Secondo loro, a beneficiare dell’IA sarà soprattutto la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e l’esperienza di acquisto (entrambe indicate nel 60% dei casi), seguita dalla possibilità di vivere esperienze culturali (58%), gestire i propri spostamenti e la mobilità (54%) e dall’aumentata precisione e velocità delle diagnosi mediche (54%). Infine, secondo il 56% dei rispondenti, l’introduzione dell’intelligenza artificiale potrebbe creare opportunità per i giovani e per le persone con disabilità (il delta tra creare e ostacolare opportunità è positivo in entrambi i casi e pari a +34 punti percentuali), mentre c’è da aspettarsi più ostacoli che opportunità per le persone con una bassa scolarizzazione (delta negativo – 28 punti percentuali), per gli over 50 (delta – 16 punti percentuali) e per gli immigrati (delta -10 punti percentuali).