Bologna – A cinquant’anni dalla prima pubblicazione, il volume “Conoscere l’agricoltura”, realizzato da Confagricoltura Brescia per offrire una prospettiva approfondita del panorama agricolo della provincia, quest’anno si arricchisce e acquista valore ancora più scientifico e divulgativo grazie alla partnership con Nomisma, che ha fornito una fotografia approfondita del settore primario a livello nazionale, oltre che regionale e provinciale. Nello specifico, la pubblicazione offre una panoramica dettagliata dei principali settori agricoli, con analisi che offrono un quadro esaustivo delle sfide, delle opportunità e delle tendenze emergenti nel settore. “Lo studio realizzato sull’agricoltura bresciana – presentato questa mattina in occasione dell’iniziativa ‘Conoscere l’agricoltura 2024’ organizzato da Confagricoltura Brescia – ci ha permesso, nel contempo, di focalizzare l’attenzione sui trend in atto nel settore agroalimentare italiano che, dopo aver chiuso il 2023 con un nuovo record nell’export, pari a oltre 62 miliardi di euro, si trova oggi ad affrontare uno scenario in continua evoluzione, dove i rischi di ulteriori fiammate inflattive e nei costi di produzione sono tutt’altro che finiti” – ha dichiarato Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare di Nomisma. Nel 2023 in Italia il numero di imprese agricole è diminuito del -2,5% rispetto all’anno precedente ma la contrazione rispetto al 2018 è del -6,4%. L’incidenza delle imprese guidate da giovani imprenditori è pari al 7,6% del totale mentre quelle che occupano lavoratori stranieri è pari al 28% del totale, con una preponderanza di lavoratori extra comunitari (66%). Al contempo, nell’ultimo anno il valore della produzione di prodotti agricoli in Italia è cresciuto del +3%, sostenuto anche dal significativo contributo portato dalla zootecnia. Nel 2023 si registra, una contrazione dei prezzi delle commodity agricole e dei fertilizzanti, invertendo la tendenza del 2022. Nello specifico, le quotazioni di soia, mais e grano tenero sono diminuite nel 2023 rispetto al 2022 rispettivamente del -9%, del -21% e del -24%. Anche i fertilizzanti hanno registrato una riduzione (Diammonio Fosfato -29% e Urea -49%, sebbene per quest’ultima si registri una in ripresa nell’ultima parte dell’anno). La forbice con il periodo pre-inflattivo resta tuttavia ampia e il sistema produttivo soffre ancora per costi di produzione elevati malgrado la flessione dei prezzi di petrolio (-17%) e del gas (-67%), nonostante un leggero aumento nell’ultima parte dell’anno. Nel complesso, su scala nazionale si registra una contrazione dei costi di produzione a carico delle voci di spesa – mangimi, fertilizzanti, energetici e lavoro conto terzi – che nel 2023 erano cresciute più sensibilmente. Ne hanno beneficiato soprattutto i comparti zootecnici: tra le variazioni più significative si osserva, infatti, quella del latte vaccino (nel 2023/2022 -13,5%), seguita dalle uova (-6,3%) e dai bovini da carne (-5,8%). Lo studio presentato da Nomisma sottolinea come malgrado l’inflazione abbia mostrato una decelerazione, soprattutto nella seconda parte dell’anno, tuttavia sul fronte alimentare rimanga ancora molto sostenuta, contribuendo ad un ulteriore indebolimento del potere d’acquisto degli italiani che, pur a fronte di una spesa più elevata, hanno ridotto le quantità acquistate. I consumi alimentari domestici, infatti, considerati a valori costanti segnano un’ulteriore contrazione dello 0,6%, evidenziando un differenziale di quasi il 3% rispetto ai livelli pre-Covid. Infine, il settore risulta caratterizzato da una costante contrazione dei finanziamenti bancari oltre il breve termine (-5,8% nell’ultimo anno ma -23,5% rispetto al 2018). Per altro, il 97% di questi è erogato a tasso non agevolato e sono destinati, in quasi la metà dei casi, all’acquisto di machine ed attrezzature. Seguono i finanziamenti erogati per la costruzione di immobili rurali non residenziali e quelli per l’acquisto di immobili rurali. Il trend in calo per i prestiti alle imprese agricole trova spiegazione nella politica più restrittiva delle banche nell’offerta di credito, nella crescita dei tassi di interesse ma anche in un atteggiamento più prudente delle imprese nella richiesta di finanziamenti. Il 2023 ridimensiona le quotazioni dei seminativi e segna una ripresa della produzione dopo la siccità del 2022. Dopo l’escalation delle quotazioni delle commodity agricole del 2021/2022, il 2023 ha segnato un’inversione di tendenza con una flessione che ha preso avvio a fine 2022 ed è proseguita per gran parte del 2023; solo negli ultimi mesi dell’anno i prezzi di alcuni prodotti sono aumentati. Sul fronte della produzione, il mais, nonostante il minimo storico di investimenti in termini di superficie, recupera rispetto allo scorso anno con un raccolto di circa 5,3 milioni di tonnellate (+14%). Il miglioramento si registra sia sul fronte delle rese, gravemente compromesse lo scorso anno per effetto dell’anomala ondata di caldo e siccità, che sulla qualità, grazie ad una minore presenza di aflatossine. Tuttavia, il grado di autoapprovvigionamento resta basso ed ancora inferiore al 50%, con inevitabili ripercussioni sulla necessità di ricorrere all’import per soddisfare la domanda dell’industria mangimistica, in ripresa grazie alle migliori condizioni sanitarie negli allevamenti avicoli. Il frumento tenero fa registrare crescite in termini di superfici e di raccolto (+10%), mentre il duro resta stabile, nonostante le maggiori superfici. Permane quindi anche per il frumento il deficit tra domanda e offerta con una forte dipendenza dagli approvvigionamenti esteri. Questa sarà resa più grave dalle avverse condizioni climatiche che hanno inciso sul prodotto nazionale, generando una serie di problematiche di ordine qualitativo sia per il tenero (che sarà in parte destinato all’alimentazione animale) che per il duro. La soia, infine, cresce in termini di produzione (+10%), nonostante il disinvestimento nelle superficie, sebbene si confermi anche nel 2023 la limitatissima autosufficienza nazionale. Si contrae la produzione vitivinicola a causa anche delle difficili condizioni ambientali. In Italia, la produzione di vino 2023 è ammontata a 38,2 milioni di ettolitri (-24% rispetto al 2022) risultando una delle più basse dell’ultimo decennio. La scarsa vendemmia, tuttavia, è stata compensata dall’incremento delle giacenze, le più consistenti degli ultimi venti anni, generatesi a partire dal 2022 in virtù di un’abbondante produzione, ma anche di un rallentamento dei consumi di vino. In questo scenario nel corso della campagna vitivinicola 2023 i listini, depressi per l’elevata offerta del 2022, hanno ripreso quota già ad agosto, sebbene le quotazioni in rialzo abbiano interessato soprattutto i vini da tavola e meno i prodotti di qualità, ad indicazione geografica, che in taluni casi sono calati. Il recupero dei listini di fine anno non tuttavia è sufficiente a compensare le perdite accumulate nella prima parte dell’anno. Sul fronte del mercato si segnala un rallentamento della domanda domestica che di quella estera. Sui mercati internazionali gli imbottigliati cedono più dei vini sfusi e anche gli spumanti mostrano segnali di debolezza. In Italia a soffrire maggiormente sono i vini fermi – in particolare rossi mentre gli spumanti tengono. In GDO i consumatori mantengono un comportamento d’acquisto cauto, con acquisti che privilegiano i prodotti in promozione o alcune tipologie più convenienti a scapito di altre soprattutto nel segmento degli spumanti, dove i generici crescono a scapito dei Dop. Tra le attività secondarie, tendenze positive per l’agriturismo e la produzione di biogas e biometano. Nel corso degli ultimi anni l’agricoltura è andata incontro a un processo di progressiva diversificazione delle attività agricole, che ha consentito di integrare la produzione di materie prime agricole con altre attività, fra le quali l’agriturismo e la produzione di energia green. Riguardo l’agriturismo, dopo il periodo pandemico, nel 2022 si segnala una netta ripresa per il settore in Italia grazie ad un valore della produzione pari a 1,5 miliardi di euro e un incremento del +30,5% rispetto all’anno precedente e da un numero di arrivi nelle strutture agrituristiche superiore ai quattro milioni (+35% rispetto al 2021 e +8,5% rispetto al 2019 l’anno pre-Covid). Nel 2023, rispetto agli anni precedenti, la riduzione dei costi legati all’energia, al gas e di molte materie prime hanno permesso di ottenere migliori risultati in termini di rendimento. Alla crescita del settore ha contribuito soprattutto l’aumento delle vendite dirette di prodotti agricoli, sempre più apprezzati dai visitatori. Le difficoltà di reperimento del personale sembrano essere parzialmente rientrate, con un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato e una maggiore valorizzazione del lavoro, garantita da aggiornamenti e corsi di formazione. Sul fronte dell’eccessiva burocrazia, sono attese alcune novità sulla gestione delle aperture dalla normativa regionale lombarda. La digestione anaerobica per la produzione di biogas e di materia organica naturale (digestato) è fra le tecnologie ampiamente diffuse in agricoltura nell’ambito delle energie rinnovabili, oltre che costituire un rilevante strumento per ridurre le emissioni di ammoniaca e di gas ad effetto serra ed il ricorso a fertilizzanti di sintesi. Grazie anche agli obiettivi di produzione di energia rinnovabile definiti su scala UE, il nostro Paese ha progressivamente incrementato la produzione di biogas e in prospettiva futura si amplierà la diffusione degli impianti che producono biometano. Rispetto al biogas – utilizzato per la produzione in loco di calore o elettricità – il biometano può essere immesso nella rete per essere usato nell’autotrazione e per usi domestici e industriali.
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