Confindustria: in sofferenza il nodo mobilità di Milano

Milano – «Se guardiamo ai 15 sistemi infrastrutturali che compongono il mosaico del sistema logistico del Nord Italia… più in sofferenza risultano il Corridoio Reno-Alpi, il sistema dei valichi alpini ed il nodo metropolitano di Milano». Dall’ultimo rapporto Oti Nord, il documento dell’osservatorio di Confindustria sull’intera mobilità di persone e merci dal Piemonte al Friuli – scrive Il Corriere Della Sera – due dei tre punti più critici toccano direttamente Milano. Il quadro si chiarisce nel grafico che fotografa se e quanto stiano avanzando i cantieri di ferrovie, strade, nodi di scambio e smistamento intorno al capoluogo lombardo: nel 2022, il 30 per cento dei progetti procedeva secondo i programmi; il 40 per cento avanzava, se pur con un qualche ritardo; il restante 30 per cento era in stallo. Nel 2023 lo scenario è cambiato. In peggio: da una parte i cantieri che avanzano secondo i piani sono saliti sopra il 33 per cento e quelli in ritardo sono calati al 22, ma i progetti fermi sono passati dal 30, a oltre il 44 per cento del totale. Il rapporto dell’Osservatorio di Confindustria tocca un aspetto decisivo per Milano: che aumenta il suo potere di attrazione per le attività economiche, ma richiede una mobilità sempre più efficiente, sia per gli scambi commerciali, sia per una porzione ampia di popolazione che, anche a causa dell’aumento del costo della vita, avrà una necessità sempre più impellente di spostarsi tra città, area metropolitana e province vicine. E molti punti critici riguardano proprio i pendolari: tra i cantieri «con qualche rallentamento e criticità» (nel 2023 rispetto al 2022) figurano quelli della direttrice ferroviaria Milano-Seveso-Asso; tra quelli «in ritardo», la Milano-Mortara e il quadruplicamento del tratto Pavia-Voghera sulla nuova alta velocità Milano-Genova (entro il 2026 si spera sia ultimato almeno il tratto Rogoredo-Pieve Emanuele). Nel complesso, significa tre terribili «imbuti» negli spostamenti ferroviari a Nord, Ovest e Sudovest di Milano, per i quali non si vede una soluzione a breve termine, e per i quali la speranza è la chiusura nel 2030.