Lavoro, nasce a Milano la prima commissione indipendente per il salario minimo metropolitano

Milano – Milano sarà la prima città italiana nella quale verrà definito un salario minimo, che sarà messo a disposizione dell’amministrazione comunale per una certificazione sul modello del Living Wage londinese, della contrattazione collettiva territoriale e aziendale e, più in generale, del mondo del lavoro milanese. Nel capoluogo lombardo verrà, infatti, avviata una commissione indipendente che avrà il compito di calcolare ogni anno il salario orario minimo per poter vivere dignitosamente in città, sulla base di una serie di criteri individuati e concordati tra tutti i soggetti coinvolti nel gruppo di studio. È questa la decisione emersa dal convegno Per un salario giusto a Milano che si è svolto stamattina a Palazzo Marino. Nel corso dell’evento è stata presentata la ricerca realizzata da Adesso! e da Tortuga, rispettivamente movimento di proposta e think tank indipendente, che ha analizzato il rapporto tra costo della vita e salari nel capoluogo lombardo e indagato se il modello londinese potesse essere applicabile a Milano. Una mattinata di lavoro intensa, alla quale hanno partecipato tra gli altri Marco Barbieri, Segretario generale di Confcommercio Milano, Maurizio Del Conte, Professore di Diritto del Lavoro all’Università Bocconi, Francesco Armillei, Ricercatore dell’Università Bocconi e del think-tank Tortuga, Tomaso Greco, Fondatore di Adesso!, Eros Lanzoni, Segretario di Milano Metropoli CISL, Daniele Nahum, Presidente della sottocommissione carceri del Comune di Milano, Matteo Reale, presidente di CNA Milano, Camilla Sorrentino, Ricercatrice del Politecnico di Milano e Luca Stanzione, Segretario generale della CGIL Milano. Se dalla ricerca sono emersi i dati che illustrano un rapporto sempre più sbilanciato tra costo della vita e salari, dal confronto è emersa l’intenzione condivisa da parte di tutti i soggetti presenti di cercare una soluzione al problema. A Milano il rapporto tra prezzi e stipendi negli ultimi decenni è progressivamente peggiorato, ma il processo non è irreversibile”, ha spiegato Tomaso Greco, fondatore di Adesso!. “A Londra c’è una fondazione indipendente rispetto alle istituzioni che annualmente definisce qual è il livello minimo salariale per vivere dignitosamente in città. L’obiettivo di questo nuovo gruppo di studio è definire un metodo per calcolare anche a Milano il salario giusto per vivere in città. È un percorso che nasce con molti dei soggetti interessati e che verrà allargato, per avere una prospettiva ampia e arrivare a un risultato condiviso. L’obiettivo è ambizioso e necessario: riequilibrare il rapporto tra costi e salari. Dal raggiungimento di questo obiettivo dipende non solo la giustizia sociale e i destini di decine di migliaia di persone, ma il futuro stesso della nostra città” I numeri emersi dalla ricerca lo testimoniano in maniera inequivocabile. Se si guarda ai lavoratori con reddito più basso il salario orario medio a Milano è di 8,45€, solo il 2% più altro rispetto al resto d’Italia e addirittura l’1% più basso rispetto al resto della Lombardia. Non solo. Nella classe più fragile, intesa come quella dei lavoratori senza diploma e con sola licenza di scuola elementare o media, la differenza diventa ancora più marcata: con un salario medio orario di 7,84€, il dato milanese è il 4% più basso di quello del resto della Lombardia e dell’1% più basso di quello medio nazionale. Questo con costi della vita che sono nettamente più alti rispetto agli altri territori. Basti pensare che gli affitti medi nel capoluogo arrivano anche al doppio rispetto ai comuni dell’hinterland. Per una coppia tra i 30 e i 59 anni la maggiorazione nel costo della vita tra Milano e le altre aree metropolitane del paese è del 22%, del 33% rispetto ai comuni con più di 50mila abitanti e del 35% rispetto ai comuni sotto i 50mila. Per una famiglia con due genitori tra i 30 e i 59 anni e un figlio tra gli 11 e i 17 anni, l’aumento dei costi per l’acquisto del paniere di beni e servizi essenziali a Milano è del 20% rispetto alle altre aree metropolitane del paese, e del 29% rispetto agli altri comuni d’Italia.