Manifattura, Confimi Industria: costi energetici e concorrenza interna principali difficoltà competitive

 
Roma – Non ci sono previsioni di crescita per l’industria manifatturiera italiana. Diverse e purtroppo ormai consolidate le grandi difficoltà competitive: il 60% delle imprese è alla ricerca di personale che non trova, il 38% lamenta un elevato costo del lavoro, il 35% l’eccessiva burocrazia, per non parlare dei costi energetici e della serrata concorrenza interna. Fanalino di coda tra le problematiche individuate l’arretratezza tecnologica. È la fotografia scattata dal Centro Studi di Confimi Industria alla luce dei risultati dell’indagine congiunturale condotta agli associati e volta a conoscere l’andamento dell’ultimo semestre del 2023 e le previsioni della prima parte del nuovo anno. “Nessun volo pindarico è vero ma il 2024 sarà l’anno dell’industria chimica”. A presentare i risultati dell’indagine è Fabio Ramaioli direttore generale di Confimi Industria. Netti segni “più” per queste imprese con previsione di crescita di oltre il 30% in termini di ordinativi – export compreso – produzione e investimenti. Il tutto in un mercato manifatturiero che invece vede una sostanziale stabilità per il primo semestre del 2024. Venendo al dunque, a parlare di crescita sono solo le aziende della chimica, del digitale e dei trasporti. “Sul lato degli investimenti – fa notare Ramaioli – previsioni positive arrivano anche dalle aziende del comparto edile mentre si arrestano ulteriormente le aziende del tessile e della moda”. Produzione in crescita (con valori di +10% rispetto all’anno precedente) per i settori di chimica, plastica, impiantistica. Anche le imprese del comparto agroalimentare prevedono delle buone performance. Per le imprese del campione il primo mercato di riferimento rimane quello nazionale seguito da EU e da Stati Uniti che torna ad essere il terzo mercato per il terzo semestre consecutivo. Nessuna nuova invece lato pagamenti che rimangono per lo più stabili sui 60 giorni, sia quelli dai clienti che quelli per i fornitori. Un’attenta parentesi merita il mondo dell’occasione. “Solo un’impresa su due prevede nuove assunzioni nei prossimi mesi ma più dell’80% di questi riscontrano difficoltà nel reperire le figure professionali ricercate che – fa presente Fabio Ramaioli – risultano essere ancora una volta personale di produzione specializzato e progettisti in ricerca e sviluppo”. Al contrario, solo il 3% delle imprese rispondenti crede che sarà costretta a ridurre il personale nel corso del primo semestre 2024 e, tra le principali cause di questa contrazione, viene annoverata la forte riduzione degli ordinativi dall’estero. In termini di ricerca del personale, solo il 3,8% delle imprese ha utilizzato il meccanismo del decreto flussi. E se il 61,2% si dichiara non interessato a questa modalità di reclutamento del personale, c’è un 35% che dichiara di non conoscere a sufficienza il meccanismo. Vi è poi un 10% delle imprese che nel primo semestre 2024 ricorrerà all’uso degli ammortizzatori sociali. Di questi l’80% ha in previsione di farlo a causa della riduzione degli ordinativi mentre il 25% per il rincaro delle materie prime. Un’azienda su 5 (18,7%) ha dipendenti in smartworking e utilizza stabilmente l’opzione. Le figure professionali in smartworking provengono per lo più da uffici tecnici, amministrativi, uffici acquisti e staff di comunicazione. Un’impresa su due (52%) ha introdotto strumenti di welfare ulteriori rispetto a quelli contrattuali: nello specifico si parla di sistemi premiali o di strumenti di conciliazione vita privata/lavoro. Il Direttore Generale di Confimi Industria porta inoltre alla luce le richieste degli industriali: “Semplificazioni, riduzione del costo del lavoro, tassazione sul reddito delle imprese e lotta all’illegalità sono i pilastri degli interventi strutturali cui gli imprenditori guardano per migliorare la competitività del paese”. “A soffrire di più è stata l’industria meccanica, con riduzione dei fatturati pari al 30%” sottolinea Ramaioli.  Segue con flessione minore ma comunque a segno meno il comparto alimentare. Fatturato stabile per più di un’impresa su due.   Stabili anche gli investimenti, significativamente cresciuti solo per il settore informatico/digitale. Occupazione per lo più stabile con picchi di crescita nei settori di logistica/trasporti e servizi. Produzione a segno positivo per il settore della chimica mentre va in forte contrazione il comparto orafo.  Ordinativi in crescita per la chimica, l’edilizia e l’informatica. Forte riduzione invece per la plastica/gomma. Crescono a consuntivo anche le aziende dei servizi. Export, cala l’alimentare che cede oltre il 30%.