Crisi Mar Rosso-Canale di Suez, Confcommercio Milano: conseguenze negative per due imprese su tre

Crisi Mar Rosso-Canale di Suez, Confcommercio Milano: conseguenze negative per due imprese su tre

Milano – Due imprese su tre subiscono le conseguenze della grave crisi nel Mar Rosso per gli attacchi dei ribelli Houthi con la forte riduzione del passaggio di navi nel Canale di Suez da dove transita, in condizioni normali, il 12% del traffico merci mondiale (fonte Eurommerce). Il dato emerge dal sondaggio di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza (dati elaborati dall’Ufficio Studi) con le risposte giunte da 323 imprese: il 76% da Milano ed area metropolitana; il 20% da Monza e Brianza, il 4% da Lodi. Al sondaggio hanno risposto imprese di tutte le dimensioni: l’81% fino a 19 addetti, il 19% oltre (3% le imprese con più di 250 addetti). Categorie più rappresentate nelle risposte ricevute: le attività commerciali non alimentari al dettaglio e all’ingrosso (16 e 12%), la ristorazione e gli agenti rappresentanti di commercio (11%), gli artigiani (6%), servizi alle imprese e attività di trasporti/logistica (5%). C’è, quindi, grande preoccupazione, ma anche la consapevolezza che non si può restare “con le mani in mano”: cercando, perciò, di attrezzarsi per trovare soluzioni che, quanto meno, riducano il problema. La crisi nel Mar Rosso incide sull’attività delle imprese provocando difficoltà. Il dato emerge chiaramente dal sondaggio di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza: lo segnala il 66% delle imprese, due imprese su tre. I problemi maggiori (risposta multipla) riguardano in particolare i ritardi nelle consegne (29%); l’aumento del costo delle materie prime (26%); delle merci vendute (21%); la difficoltà di approvvigionamento. Segnalato, dagli operatori più interessati, anche il calo dell’export (5%). Il 38% delle imprese che hanno risposto al sondaggio svolge in modo specifico attività di import/export. Si stanno mettendo in atto soluzioni per far fronte al problema? Un impegno in tal senso arriva dal 58% delle imprese (risposta multipla) in particolare con soluzioni alternative logistiche (56%) ed attenzione agli aspetti contrattuali (33%) ed assicurativi (11%). La crisi nel Mar Rosso potrà peggiorare ulteriormente? Sì per l’84% delle imprese. Il 74% delle imprese ritiene che sia utile la partecipazione del nostro Paese all’imminente missione navale europea per garantire la sicurezza delle navi mercantili in transito. “Gli attacchi dei ribelli Houthi nel Mar Rosso stanno creando notevoli problemi soprattutto ai flussi di import e di export di merci – sottolinea Riccardo Garosci, presidente di Aice (Associazione italiana commercio estero) e vicepresidente di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza per l’internazionalizzazione – Ritardi sulle consegne, aumento dei prezzi, difficoltà di approvvigionamento di materie prime e calo dell’export influenzano negativamente il business delle nostre aziende con ricadute a tutti i livelli della filiera. Occorrono iniziative immediate. Come Aice, ad esempio, supportiamo le imprese in campo logistico, assicurativo, contrattuale. A livello istituzionale, oltre alla missione navale per garantire più sicurezza, servono azioni diplomatiche che coinvolgano Paesi anche fisicamente lontani dall’area Mar Rosso/Suez, ma politicamente ed economicamente interessati a soluzioni di pace”. “Proprio in questi giorni – aggiunge Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – si discute a Milano sul calo, negli ultimi anni, delle imprese commerciali: fra Covid, guerre, inflazione, rincari di materie prime ed energia. La crisi del Mar Rosso, con la diminuzione del traffico navale dal Canale di Suez, sta creando ulteriori problemi alle imprese commerciali del nostro territorio, Una situazione preoccupante che appesantisce le difficoltà delle attività del commercio già penalizzate da anni di crisi e da crescenti costi su tasse e tariffe”. Dal sondaggio emergono, inoltre, le valutazioni sulle previsioni economiche per quest’anno e sull’orientamento ad assumere personale. Previsioni economiche: il 31% prevede una crescita per la propria impresa (fino al +10% per il 90% degli imprenditori); il 35% un calo rispetto al 2023 (fino a un – 10% per il 78%); per il 34% non ci saranno variazioni. Occupazione: poca propensione ad assumere sia a tempo indeterminato (l’80% non prevede assunzioni) sia a tempo determinato (l’84%). Ma anche stabilità nel mantenere il personale: lo conferma l’89% degli imprenditori.