Industria in crisi: 180mila i lavoratori a rischio

Industria in crisi: 180mila i lavoratori a rischio

Roma – L’ultimo annuncio è arrivato a fine gennaio da Rieti, dove una azienda della cosiddetta “Pump valley”, la Etatron, specializzata nella produzione di pompe di dosaggio ha deciso di fermare l’attività licenziando i suoi 15 dipendenti. L’industria – scrive la Stampa – anche a quella ad alta specializzazione, per varie ragioni continua a soffrire, come ha confermato venerdì anche l’Istat soffrono le grandi aziende come le piccole ed in parallelo si trascinano crisi ormai vecchie anche di anni che non hanno ancora trovato una soluzione. Secondo le stime della Cgil sono ben 183.193 le lavoratrici e i lavoratori travolti dagli effetti di crisi aziendali o di settore nel comparto dell’industria e delle reti, a partire dai 58.026 addetti di aziende per le quali presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy sono stati attivati i tavoli di crisi, a oggi 59 in tutto (37 attivi e 22 in monitoraggio). «Diamo la cifra esatta – ha spiegato nei giorni scorsi Pino Gesmundo della segreteria nazionale della Cgil, illustrando i dati elaborati dall’Area delle politiche industriali della confederazione – perché si tratta di persone, non di semplici statistiche, e a questi si aggiungono le decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori di aziende in crisi che hanno tavoli aperti a livello regionale, per i quali non esiste una mappatura nazionale» […] Tra le vertenze che «parlano di una incapacità totale del pubblico di indirizzare le politiche industriali in settori strategici e rilevanti per il Paese», solo per citarne alcune fra i dossier aperti in questi giorni, la Cgil ricorda «La Perla, che fa corsetteria di alto livello ed è vittima di speculazione finanziaria; Fos Prysmian, che produce fibra ottica di qualità e rischia di essere messa in crisi dall’utilizzo in Italia di fibra cinese e indiana; Marelli, che apre una crisi annunciata viste le trasformazioni presenti nell’automotive» e poi c’è l’Ilva, coi suoi 10.700 addetti che salgono a 20 mila con l’indotto che tiene banco ormai da settimane. […] Ad essere a rischio di crisi a causa delle trasformazioni in atto sono infatti altri 120.026 lavoratori: 70.000 nell’automotive, 25.459 nella siderurgia, 8.500 nelle telecomunicazioni, 8.000 nel settore della produzione dell’energia (centrali a carbone e cicli combinati), 4.094 nella chimica di base, 3.473 nel petrolchimico e nella raffinazione e 2.000 nel settore elettrico a causa della fine del mercato tutelato.