Comitato Referendum Sanità lombarda: il Consiglio Regionale rispetti la legge

Comitato Referendum Sanità lombarda: il Consiglio Regionale rispetti la legge

Milano – Referendum sanità lombarda: un forte richiamo è stato lanciato dal Comitato Promotore con una lettera inviata ieri all’Ufficio di Presidenza e al Consiglio Regionale affinché non procedano alla votazione sull’ammissibilità del referendum, in quanto l’Ufficio di Presidenza non ha rispettato in più punti le normative previste dalla legge n. 34/1983, che detta  “Nuove norme sul referendum abrogativo della regione Lombardia“. “Dopo la decisione dell’Ufficio di Presidenza, il 25.08.2023, di rinviare al Consiglio Regionale, seduta del 12 settembre, la decisione sulla ammissibilità dei quesiti referendari proposti, abbiamo richiesto le motivazioni tecniche di questa decisione pilatesca, senza ottenere alcuna risposta”. Lo dichiarano i rappresentanti del Comitato Promotore: Marco Caldiroli per Medicina Democratica, Vittorio Agnoletto per Osservatorio Salute, Massimo Cortesi per ARCI Lombardia, Federica Trapletti per SPI-CGIL Lombardia, Andrea Villa per ACLI Milano. “La richiesta di documentazione – spiegano i promotori – aveva l’obiettivo di comprendere le ragioni  di questa decisione, anche perchè nella delibera si richiama un ‘approfondimento effettuato dal Servizio legislativo e legale’, di cui non è stato fornito il testo, pur essendo stato richiesto”. Questa la cronistoria dei fatti: la proposta referendaria abrogativa di tre passaggi della legge regionale sanità (L.R. 33/2009 e successive modifiche fino alla l.r. 22/2021) è stata depositata con oltre 100 firme di promotori, il 27 luglio scorso; il 25 agosto la maggioranza dell’Ufficio di Presidenza decide di non decidere sull’ammissibilità, rimandando la decisione al Consiglio regionale, convocato per il 12 settembre; il 7 settembre il Comitato Promotore ha inviato la lettera  all’Ufficio di Presidenza e al Presidente del Consiglio Regionale segnalando il contrasto della procedura in corso con quanto previsto dalla l. r. n. 34/1983. Non sono stati svolti gli indispensabili approfondimenti tecnici dall’Ufficio di Presidenza dello stesso Consiglio regionale, non attuando quanto previsto dalla legge. “Si è trattato di una decisione esclusivamente politica – aggiungono i promotori referendari – senza rispetto nè della lettera nè dello spirito della legge regionale 34/1983. Si tratta di una violazione sostanziale di un diritto, indicato in questa legge, che prevede una valutazione giuridica e, in caso di parere negativo, lo svolgimento di un confronto con i promotori sui  motivi ostativi. Invece, nessuna motivazione tecnica, nessuna risposta è stata data alle nostre richieste di chiarimenti”. Per queste considerazioni, i promotori del referendum chiedono al Consiglio Regionale di rimandare all’Ufficio di Presidenza la questione affinché lo stesso esprima considerazioni giuridiche garantendo la legittimità, i diritti dei promotori e quello degli elettori di disporre di questo strumento di democrazia diretta.