Emergenza medici di famiglia

Roma – Dati preoccupanti quelli raccolti da “Collettiva.it”, il quotidiano della Cgil, sui medici di famiglia. A raccontare l’emergenza è il Rapporto sui medici di medicina generale appena pubblicato da Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas): in Italia dal 2019 al 2021 il numero dei Mmg si è ridotto di 2.178 unità e nello stesso periodo è diminuito anche il numero dei pediatri di libera scelta, sono 386 in meno. E non finisce qui, siamo il Paese europeo tra quelli con il minor numero di medici di base. Si legge nel rapporto: “Nel 2020 nell’Unione europea il maggior numero di Mmg è stato registrato in Francia (94.000), seguita dalla Germania (85.000), mentre il Portogallo (medici abilitati all’esercizio della professione) e l’Irlanda hanno riportato il maggior numero di Mmg per 10.000 abitanti (rispettivamente 29,2 e 18,8 per 10.000 abitanti). L’Italia nel 2021 è a quota 6,81 per i medici di base e 1,2 per i pediatri per 10mila abitanti”. Pochi davvero e destinati a diminuire. Purtroppo, infatti, nel 2021 ben il 75% degli oltre 40.000 medici di famiglia era in servizio da più di 27. Basta far due calcoli per capire che la porta per la pensione per molti sta per aprirsi. Giorgio Barbieri la professione di medico di medicina generale. L’esercita da decenni e parla, quindi, per esperienza diretta oltre che per responsabilità sindacale. Riflette: “La storia che ha portato all’emergenza attuale parte da lontano, da quando alcuni anni fa Regione Lombardia decise, violando la legge, di alzare il massimale dei pazienti per singolo sanitario portandolo a 1.500. Allora la Cgil fece causa e la vinse. Oggi quella soglia stata fatta diventare norma. Tant’è vero che in alcune regioni del Nord si è, in realtà, arrivati a 1.800. Basti pensare che oltre il 40% dei Mmg supera il massimale di 1.500 assistiti, così non sono più pazienti ma clienti”. Ma perché si è arrivati qui? Innanzitutto perché, per risparmiare un po’, invece di aumentare la quota capitaria riconosciuta a professionista per ciascun assistito, si è consentito di aumentarne il numero così da alzare il reddito del medico. Ma in questa spirale all’aumento perdono tutti. Dice ancora Barbieri: “Quella che a qualcuno poteva sembrare un’idea geniale – lavoriamo un po’ di più e guadagniamo di più – ha portato al punto di rottura di oggi. I carichi di lavoro sono talmente aumentati che non reggiamo e la qualità dell’assistenza è inevitabilmente diminuita. Anche perché buona parte del nostro tempo è occupato da compiti burocratici che prima erano di competenza dei distretti, svuotati o quasi quelli sono passati a noi, e così abbiamo meno tempo per fare i medici”. I prossimi anni si annunciano assai foschi. Secondo Empam, la cassa previdenziale dei medici, “Più della metà dei medici di famiglia, di continuità assistenziale e dei pediatri di libera scelta ha oltre 60 anni di età (dati al 31 dicembre 2021) e ha quindi i requisiti per andare prestissimo in pensione. Si stima che il numero dei giovani formati o avviati finora alla formazione sarebbe sufficiente per coprire solo il 50 per cento dei posti”. Ed è ancora Barbieri ha spiegare che il futuro è già presente: “Dal 1° giugno chiuderanno A Bergamo 20 presidi di continuità assistenziali su 27 perché non si trovano i medici. E ovviamente non vale solo in Lombardia”. La stima è che dal 2021 al 2025 si assisterà a un’ulteriore riduzione della platea di oltre 3000 Mmg.