Contratto: Intesa Sanpaolo revoca la delega all’Abi

Contratto: Intesa Sanpaolo revoca la delega all’Abi

Milano – Terremoto nel sistema del credito. Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana, resta in Abi ma ha revocato la delega all’associazione ad essere rappresentata. E’ quanto confermano varie fonti – scrive il quotidiano la Stampa – secondo cui la decisione avviene mentre è in corso con i sindacati la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto a dicembre e prorogato fino a fine aprile. Per statuto l’Abi, oltre alle attività di consulenza e informazione, su mandato degli associati, li rappresenta «nel regolamento dei rapporti di lavoro (compresa la stipulazione di contratti collettivi) nei confronti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori». Intesa Sanpaolo ha già lanciato la settimana corta di quattro giorni e 120 giorni di smart working l’anno all’interno di una riorganizzazione del lavoro che va incontro alle «esigenze di conciliare gli equilibri di vita professionale e lavorativa e dimostra attenzione al benessere delle persone». Una mossa che gli ambienti sindacali ritengono una forzatura del contratto nazionale in vigore. Proprio mentre stanno per iniziare i negoziati per il rinnovo del contratto dei bancari. E questa sarebbe la vera motivazione, al di là dei rilievi ufficiali, per la quale i sindacati avrebbero respinto l’accordo. Un’accusa che la banca ha respinto con fermezza sottolineando che non si modifica in alcun modo il contratto e la sua applicazione, ma si interviene “solo” sull’organizzazione del lavoro. Di certo, quella della banca guidata dall’amministratore delegato Carlo Messina è una rivoluzione culturale. Anche per il fatto che a portarla avanti sia il primo datore di lavoro privato del Paese: solo in Italia, Intesa Sanpaolo impiega 75 mila persone che salgono a oltre 97 mila a livello globale. Tra le principali novità, c’è l’evoluzione dello smart working con la possibilità di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno, senza limiti mensili e la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parità di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche – organizzative e produttive della banca. Tradotto: chi vorrà potrà richiedere di aderire alla nuova organizzazione, a patto che sia compatibile con la propria funzione. Per i sindacati (Fabi – First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin) la mossa di Intesa è una «chiusura incomprensibile da parte dell’azienda» per questo annunciano che verificheranno «passo dopo passo le modalità con le quali l’azienda si attiverà unilateralmente perché ogni soluzione diversa dalle previsioni del contratto nazionale di lavoro è inaccettabile».