Milano, nuova BEIC (Biblioteca Europea): parte il Dibattito Pubblico

Milano – Il Comitato Colibrì, promotore della campagna ‘Sai che puoi?’, ha depositato oggi una ‘istanza a provvedere’ nella quale si chiede al Comune di Milano di avviare il Dibattito Pubblico sulla nuova BEIC, come previsto dai finanziamenti del PNRR superiori a 100 milioni di euro. Se il Dibattito Pubblico non sarà avviato entro 30 giorni, il Comitato valuterà di chiedere alla Commissione Nazionale Dibattito Pubblico di esercitare i poteri sostitutivi previsti dalla legge o il ricorso al TAR. La ‘istanza a provvedere’, protocollata il 29 agosto, ricorda al Comune che un decreto del Ministero per le infrastrutture e la mobilità sostenibili (novembre 2021) ha stabilito che per tutte le infrastrutture culturali, finanziate con i fondi del PNRR, il Dibattito Pubblico è obbligatorio qualora gli investimenti complessivi siano superiori ai 100 milioni di euro. Il Comune di Milano, insieme alla Fondazione BEIC, ha chiesto e ottenuto 101,574 milioni di euro del PNRR. Nel marzo 2022 è stato lanciato dal Comune il concorso internazionale di progettazione per definire la nuova forma della BEIC (un’idea che risale al 1998, con una storia molto complessa e che porterà alla realizzazione allo scalo Romana della Biblioteca Europea). Ma quando è stato annunciato il progetto vincitore, lo scorso 11 luglio, non è stata fatta alcuna menzione al Dibattito Pubblico. ‘Sai che puoi?’ ha subito scritto al Comune per ricordare l’obbligatorietà del Dibattito Pubblico, ma visto che finora non è arrivata alcuna risposta, è stato deciso di procedere analogamente a quanto fatto a dicembre 2021 per il nuovo Stadio San Siro, ossia depositando l’istanza a provvedere. “Come potrà la BEIC definirsi la nuova ‘public library’ della città – si domandano Tommaso Goisis e Ana Victoria Arruabarrena di ‘Sai che puoi?’ – senza voler coinvolgere da subito la comunità attraverso il Dibattito Pubblico? Lo stesso Comune di Milano negli scorsi anni si è dimostrato attento al tema della partecipazione in ambito culturale: basta ricordare l’importante percorso di coinvolgimento del territorio svolto nel 2017, prima di lanciare il concorso per la nuova biblioteca nel quartiere Lorenteggio (un’opera da 3,8 milioni di euro). Successi e fallimenti delle nuove infrastrutture culturali, a Milano e nel mondo, ci insegnano che la costruzione partecipata delle funzioni, e la conseguente definizione della governance, devono avvenire ben prima di avviare i lavori, a maggior ragione per un’opera da 100 milioni di euro. Il fatto che il progetto gestionale della BEIC esistesse già da quasi 25 anni non deve essere un ostacolo, ma, al contrario, un motivo in più per avviare subito il Dibattito Pubblico. Solo così si potrà verificare se il progetto è ancora adatto alle sfide che Milano deve affrontare, in primis la crescita delle disuguaglianze sociali, culturali ed economiche. Grazie al Dibattito Pubblico si potranno apportare le modifiche necessarie per rendere il progetto davvero adatto al territorio che lo accoglie e ai nuovi modi di fruizione culturale, soprattutto per quanto riguarda quelli utilizzati da più giovani. Come accaduto per San Siro, – concludono Goisis e Arruabarrena – esprimiamo l’auspicio che il Sindaco Sala e il Comune di Milano accolgano la nostra istanza e avviino subito il Dibattito Pubblico: altrimenti il rischio è quello di costruire un’opera gigantesca che non risponda alle esigenze delle persone che la potrebbero frequentare e a quelle del suo tempo culturale”. ‘Sai che puoi?’ avanza sette domande a cui il Dibattito Pubblico sulla BEIC dovrà rispondere: 1. L’idea della BEIC è nata nel 1998. Visto che le modalità di fruizione della cultura sono completamente cambiate, in che modo è necessario aggiornare il progetto gestionale per renderlo adatto al nostro tempo? 2. La BEIC sorgerà in un quartiere e in una città in cui, tra la popolazione, sono presenti molte disuguaglianze sociali, culturali ed economiche. In che modo la nuova biblioteca contribuirà a superare le disparità che ostacolano l’accesso alla cultura e alla conoscenza?  Quali politiche culturali è necessario attivare per evitare che diventi un luogo elitario, offrendo opportunità solo al ceto medio e alto? 3. Come è possibile costruire un dialogo con i cittadini e le associazioni della città per co-progettare i servizi e per renderli attivi dando vita a una vera biblioteca pubblica contemporanea? 4. Come la BEIC si relaziona con le profonde trasformazioni urbanistiche in corso nel quartiere, a partire dall’ex Macello, e con i soggetti culturali che vi si insedieranno? 5. Come la BEIC si inserisce nell’idea di “città a 15 minuti” e come si relaziona con le biblioteche di quartiere? 6. Qual è il ruolo del Comune, di Fondazione BEIC e di eventuali altri soggetti nella governance della BEIC e della sua sostenibilità economica? Come inciderà nel bilancio comunale? 7. Qual è il suo “modello di business” e qual è l’equilibrio tra dimensione pubblica e privata rispetto ai servizi offerti? Secondo la legge nazionale il Dibattito Pubblico è stato introdotto dal nuovo Codice dei contratti pubblici (d.lgs 50/2016) e poi è stato regolamentato con un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nel maggio 2018. Si ispira alla Francia, dove il “Débat Public” è legge già dal 1995 ed è stato applicato in più di 100 progetti. È un processo di informazione, partecipazione e confronto aperto, con cui l’amministrazione pubblica coinvolge la cittadinanza nelle fasi iniziali di una grande opera pubblica. È finalizzato alla raccolta di proposte e posizioni da parte di cittadini, associazioni e istituzioni, di cui tenere conto nella “progettazione definitiva”. Un ente pubblico deve prevedere il Dibattito Pubblico per le grandi opere sopra una certa dimensione, che è stata abbassata in caso di opere finanziate in tutto o in parte con i fondi del PNRR: in questo caso, per esempio, è obbligatoria per tutte le infrastrutture a uso sociale, culturale (come la nuova BEIC) e sportivo che costano più di 100 milioni di euro. Per opere più piccole possono esistere regolamenti comunali (è il caso di Milano) che ne prevedono versioni semplificate e facoltative, ma questo non è il caso della BEIC, dato che il Comune stesso nel concorso di progettazione fa riferimento a un costo presunto fino a 115 milioni di euro.