Balneari: in salvo le aziende familiari, ma le concessioni verno adeguate

Roma – Le imprese balneari a conduzione familiare possono tirare un sospiro di sollievo. La messa a gara delle concessioni nel 2023-2024 non si tradurrà in uno tsunami per un settore che fattura 1 miliardo di euro l’anno, stando a una recente indagine del Sindacato italiano balneari (Sib) aderente a Fipe-Confcommercio. Lo spiega il quotidiano il Messaggero. Al contrario, le imprese del settore a conduzione familiare, che rappresentano il 75% del totale, verranno in qualche misura tutelate. Per loro, dice il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, “è previsto un trattamento particolare”. In ogni caso, per quel poco che trapela sembra che la procedura nei casi citati sarà estremamente semplificata e in un certo senso blindata a favore dei vecchi concessionari. Sempre, naturalmente che la gestione degli stabilimenti non presenti anomalie tali, in ordine alla posizione fiscale e alla regolarità delle assunzioni, da giustificare il passaggio di mano. Una cosa è però certa: l’entità delle somme attualmente versate in cambio della concessione sarà in molti casi rivista e probabilmente proporzionata ai fatturati reali, che di necessità dovranno emergere per meglio individuare l’entità degli indennizzi laddove si renderanno necessari. Insomma, per i balneari la buona notizia è che due stabilimenti su tre non dovranno cambiare di mano. Quanto alla radiografia del settore, va detto che gli stabilimenti occupano da soli circa 150mila addetti, tra operatori al lettino, camerieri e bagnini, senza considerare poi l’indotto e il giro d’affari collegato. L’applicazione della direttiva europea sulle concessioni balneari interessa a conti fatti 80mila imprese, di cui 30mila titolari di stabilimenti. In regioni come l’Emilia-Romagna queste realtà rappresentano uno dei principali motori dell’economia locale. Solo a Rimini sono interessate dalla svolta ben 450 aziende. (…)