Confindustria: stop gas russo vale -2% Pil per due anni

FILE - A worker at a Ukrainian gas station in Volovets, western Ukraine controls a valve on Oct. 7, 2015. Europe is short of gas. Russia could in theory supply more beyond its long-term agreements, but hasn't, leading to accusations it is holding back to pressure Europe to approve a new controversial Russian pipeline. (AP Photo/Pavlo Palamarchuk, File)

Confindustria: stop gas russo vale -2% Pil per due anni

Roma – Un blocco all’import di gas russo “sarebbe uno shock su volumi e prezzi”, avrebbe un “impatto pesante”. Il centro studi di Confindustria, con un approfondimento sul tema, stima che “l’eventuale blocco delle importazioni di gas naturale dalla Russia, principale fornitore dell’Italia negli ultimi anni, potrebbe avere un effetto molto forte sull’economia italiana, gia’ indebolita. Tale shock causerebbe una forte carenza di volumi di gas per industria e servizi e un aumento addizionale dei costi energetici. L’impatto totale sul Pil in Italia, nell’orizzonte 2022-2023, e’ stimabile in quasi un -2,0% in media all’anno”. Tra “segnali discordanti” per l’economia, “rincari e scarsita’ colpiscono l’industria, i minori contagi aiutano i servizi. Intanto salgono i tassi”. Con “piu’ occupati”. L’analisi ‘congiuntura flash’ del centro studi di Confindustria evidenzia che “nel secondo trimestre 2022 lo scenario per l’Italia resta complicato (dopo il -0,2% del Pil nel primo) per il proseguire del conflitto in Ucraina. I dati in aprile e maggio confermano il sommarsi di rincari delle commodity, scarsita’ di materiali, alta incertezza. Il lento affievolirsi dei contagi potrebbe sostenere i consumi. Nel complesso, pero’, l’andamento appare ancora negativo”. Eurozona a due velocita’, Stati Uniti tra luci e ombre, mentre allarmano i Paesi emergenti, frenati da diversi fattori. Per quanto riguarda il Vecchio continente, le riaperture, col graduale ritiro delle restrizioni, e le attese favorevoli nel turismo (Pmi nei servizi a 57,7 ad aprile, massimo da 8 mesi) danno una spinta positiva. Rallenta pero’ il settore manifatturiero (Pmi a 55,5 da 56,5): deboli giudizi sugli ordini (interni e esteri) e scarse aspettative (-56% il saldo in aprile da gennaio) riflettono i rialzi dei prezzi delle commodity e le strozzature negli approvvigionamenti. Nel complesso, quindi, solo un parziale miglioramento. Buone notizie per il settore dei servizi, che beneficia del calo della diffusione dei contagi da coronavirus. Il Pmi in aumento in aprile (55,7 da 52,1) indica infatti un possibile rimbalzo nel secondo trimestre del settore, compresso da tempo. In tale direzione spinge l’attesa di un recupero piu’ robusto del turismo, grazie al calo di contagi e delle restrizioni. A maggio, la fiducia delle imprese del settore ha recuperato meta’ della caduta, ma quella delle famiglie resta bassa e la mobilita’ e’ attesa crescere per una quota ridotta di persone (8,9% il saldo). Cio’ potrebbe limitare il recupero dei consumi di servizi.