Giovani in competizione: obiettivo miglior mediatore civile

Milano – Da oggi per tre giorni, 120 studenti divisi in 20 squadre in rappresentanza di 14 Università si sfidano per aggiudicarsi il titolo di miglior mediatore di controversie, nell’ambito della 9° Competizione Italiana di Mediazione (CIM), organizzata dalla Camera Arbitrale di Milano, con la collaborazione e il patrocinio dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Cosa è la CIM: è una gara tra studenti di Università italiane che competono sfoderando doti di comunicazione, tecniche di negoziazione, capacità di problem solving, per vincere il titolo di miglior negoziatore e mediatore in materia civile e commerciale. Come funziona: ciascuna Università schiera una o due squadre, composte da 2 a 6 studenti. Le squadre si sfidano davanti a una giuria di mediatori professionisti in una serie di mediazioni e udienze simulate, per dimostrare le capacità dei propri rappresentanti di negoziare le controversie. Nell’incontro alcuni studenti indossano le vesti dell’avvocato difensore e altri i panni della parte in causa. Il confronto tra le parti è gestito da un mediatore professionista. Casi giuridici. I casi di quest’anno riguardano una controversia in materia di successione ereditaria (fratello e sorella si contendono la proprietà dei beni materni), una lite condominiale (i facoltosi condòmini di un complesso immobiliare restano senz’acqua a causa di un condomino ostinato), una lite in materia societaria (la gestione di un locale rischia di mettere la parola fine a un’amicizia ventennale) e una di separazione tra coniugi (due farmacisti alle prese con il futuro dei propri figli). Vincitore: viene premiato chi dimostra capacità di lavorare in gruppo, doti di comunicazione efficace e competenze di negoziazione. Questa nona edizione si tiene il 14-15-16- ottobre 2020; la premiazione avviene il 23 ottobre. Chi partecipa. Possono partecipare gli studenti iscritti a corsi di laurea di 1° o 2° livello. Le Università partecipanti sono 14: Università degli Studi di Bari Aldo Moro; Università degli Studi di Urbino Carlo Bo; Università degli Studi di Torino; Università degli Studi di Verona; Università di Trento; Università della Tuscia-Viterbo; Università degli Studi di Ferrara (dipartimento Giurisprudenza Rovigo); Università degli Studi di Bergamo; Università del Salento; Università degli Studi di Salerno; Luiss Guido Carli; Università Cattolica del Sacro Cuore; Università degli Studi di Milano la Statale; Università degli Studi di Brescia. Quest’anno 7 università schiereranno 2 squadre (Bari, Brescia, Luiss, Milano Statale, Torino, Tuscia e Verona). “Il nostro obiettivo è promuovere e diffondere anche a livello universitario la cultura della mediazione, come strumento di risoluzione alternativa delle controversie, rispetto al procedimento del Tribunale ordinario. Ha dichiarato Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano. La Competizione Italiana di Mediazione stimola le vocazioni degli studenti e li indirizza a coltivare le competenze per diventare futuri mediatori: non basta solo una buona conoscenza del diritto, chi opera in una mediazione deve acquisire capacità di ascolto, problem solving, doti comunicative e di negoziazione. La mediazione se fatta bene, fa bene alla giustizia, all’economia e alla società.” Precedenti edizioni: lo scorso anno sul podio due università milanesi: Statale al primo posto, seconda Cattolica e terza Verona. Per tre volte vincitrici Milano Statale (2018/2019/2020) e Trento (nel 2014 e 2015). Bologna vincitrice della prima edizione (2013), seguita da Bergamo (2016) Sassari (2017). 34 le università italiane coinvolte nel corso degli anni, con la partecipazione di più di 1000 tra studenti e professionisti. Secondo l’ultimo Rapporto di Unioncamere, basato sulle previsioni di assunzione e sulle richieste di competenze da parte delle imprese italiane emerge che la capacità di saper lavorare in gruppo è considerata competenza necessaria per l’assunzione dall’85,7% delle imprese intervistate. La capacità di problem solving è ritenuta necessaria dall’80,7% delle imprese. La capacità di lavorare in autonomia dall’82,2%. La capacità di flessibilità e adattamento dal 95% delle imprese; l’attitudine al risparmio energetico e sostenibilità ambientale (competenza green) dal 79,3%. (Fonte: Unioncamere- ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, 2020).