Lavoro, assunzioni: il difficile avvio di Gol

Milano – Del nuovo grande programma di assunzioni chiamato Gol (Garanzia occupabilità lavoratori) si torna a parlare oggi sul Sole 24 ore. La porta d’accesso a Gol sono i centri per l’impiego: sono pochi (55o), hanno poco personale (8mila dipendenti, più 2.481 navigator di Anpal servizi in scadenza a fine anno) e intermediano solo il 3% della forza lavoro. È su queste strutture che dovrà appoggiarsi il nuovo programma di formazione e ricollocazione che entro il 2022 dovrà coinvolgere 3oomila beneficiari, per raggiungere entro il 2025 ben 3 milioni tra disoccupati, cassintegrati, e percettori del Reddito di cittadinanza. A differenza dal passato, questa volta le risorse non mancano. Gol può contare su 4,9 miliardi complessivi, i centri per l’impiego sono destinatari di 1,07 miliardi per il rafforzamento e di 464 milioni annui per le assunzioni. Ma il piano di 11.600 assunzioni nei Cpi nel triennio 2019-21 procede al rallentatore: a inizio settembre ne avevano effettuate solo 1.300, con sette regioni a quota zero. Le regioni prevedono di arrivare a 4.500 assunzioni entro l’anno, ma anche se ci riuscissero con l’uscita di scena di 2.481 navigator dal lo gennaio 2022 il saldo sarebbe di circa 2 mila operatori in più nel CpJ. Senza contare che la gran parte del tempo i dipendenti dei Cpi sono chiamati a svolgere pratiche amministrative, negli uffici regionali scarseggiano profili specializzati nell’intermediazione di manodopera. Dunque andrebbe ripensata anche l’attività dei Cpi, che con la digitalizzazione potrebbe liberarsi di molti adempimenti burocratici. «Si destina una gran quantità di risorse su un sistema inefficiente e sostanzialmente rimasto immutato – sostiene Maurizio Del Conte, ordinario di Diritto del Lavoro all’università Bocconi di Milano -. Gli obiettivi da centrare riguardano i processi e non i risultati, l’attivazione di modelli essenziali di prestazioni e non I risultati occupazionali. Manca un soggetto terzo per valutare, Anpal è sotto la direzione del ministero del Lavoro».