Fim Cisl: patto strategico sull’automotive
Roma – “Serve un patto strategico per evitare che da qui a pochi anni si concretizzi la prospettiva di 60mila licenziamenti nelle fabbriche italiane della filiera dell’auto, non solo quelle di Stellantis, ma tutte quelle della componentistica”. A lanciare l’allarme è il segretario generale della Fim Cisl Roberto Benaglia, in un’intervista pubblicata su Avvenire: “La transizione ecologica ed energetica non sarà un pranzo di gala. Interi settori industriali dovranno essere completamente ripensati, a cominciare dall’automotive. Un settore che nel nostro Paese occupa direttamente quasi 280mila lavoratori, dei quali circa un quarto sono impiegati in produzioni che verranno messe fuori gioco nel passaggio dai motori termici a quelli elettrici”. Benaglia evidenzia che “il settore auto già oggi è sotto del 25% delle sue capacità produttive. Nei prossimi anni la transizione all’elettrico è destinata ad aggravare la situazione”. È necessario, allora, governare questo processo: “Da un lato occorre attrarre investimenti e sostenere la riconversione produttiva delle aziende. Dall’altro occorrono misure di sostegno e riqualificazione professionale per i lavoratori di questi comparti, non bastano gli ammortizzatori. E dobbiamo anche avviare una riflessione sui modelli produttivi e sulla riduzione degli orari di lavoro perché l’auto elettrica ha bisogno di un 20% di lavorazioni in meno rispetto all’auto tradizionale”. Sul settore automotive in generale, il segretario Fim Cisl rileva che c’è una questione Stellantis. “Si fanno scelte che indeboliscono i siti italiani. Dopo Melfi, ora abbiamo il caso della Sevel di Val di Sangro, che a pieno regime pesava per il 40% della produzione italiana, dove è annunciato un taglio di 900 lavoratori: 600 in cassa integrazione e 300 in somministrazione che vengono mandati a casa”, conclude Benaglia: “Su questi aspetti serve un maggiore impegno del nostro governo, che non ha quote azionarie nel gruppo e proprio per questo deve far sentire la sua voce”.