Morti sul lavoro: anche i magistrati sono responsabili

Morti sul lavoro: anche i magistrati sono responsabili

Roma – “Sulle morti per lavoro noi magistrati disattenti. Serve la Procura nazionale”. Questo il titolo dell’intervista al capo dell’Ispettorato nazionale Bruno Giordano, pubblicata su Repubblica. “Anche noi magistrati dovremmo avere un senso di colpa per le morti sul lavoro”, spiega Giordano: “La magistratura non può più interessarsi a questi disastri solo dove e quando si verificano, ma deve fare qualcosa prima, uscire da un torpore congenito. Dalla Costa Concordia al ponte Morandi, dalla Thyssen alla funivia di Stresa e, soprattutto, ai tre morti e duemila feriti al giorno, mi chiedo se il silenzio della magistratura non sia anche colpa, disattenzione”. Il magistrato rileva che “la pandemia ha spostato i controlli su un versante non giudiziario, affidando ai prefetti il coordinamento di Asl, polizia locale e ispettori del lavoro, per le misure anti-Covid, sottraendo forze indispensabili all’attività di indagine. Ma nulla ha detto la magistratura”. Per Giordano “il lavoro è il diritto di avere diritti e per questo dovremmo andare ben oltre le indagini penali, radiografare le scelte di politica economica, i fenomeni sociali che sono alla base degli infortuni, come sfruttamento, caporalato, immigrazione”. Il capo dell’Ispettorato nazionale sottolinea che “in Parlamento giace un ddl per istituire la Procura nazionale del lavoro e dell’ambiente, con procure distrettuali, alla stregua di antimafia e antiterrorismo. Consentirebbe pubblici ministeri specializzati, indagini veloci, linee investigative programmate per settori, tipi di rischio, categorie di lavoratori e competenze ispettive”. L’ultima battuta è per la proposta dei sindacati di istituire la patente a punti delle imprese: “Bene uno strumento operativo che premi le aziende più virtuose e penalizzi le inadempienti, riducendo la capacità contrattuale negli appalti pubblici, l’accesso agli incentivi e ai canali pubblicitari”.

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