Quattromila firme per scongiurare il licenziamento delle commesse Douglas

Quattromila firme per scongiurare il licenziamento delle commesse Douglas

Milano – “Siamo dipendenti delle profumerie della società “Douglas Italia SPA”, la casa madre tedesca ha deciso di ridurre la propria rete chiudendo in Italia 128 profumerie e lasciando così senza il proprio posto di lavoro 451 donne incolpevoli” inizia così il testo la petizione aperta da Luciana Beraldi, una delle persone che rischiano il posto di lavoro. L’appello, lanciato sulla piattaforma Change.org, ha raccolto 4mila firme in pochi giorni e si rivolge direttamente alle istituzioni per scongiurare il licenziamento di massa. “La decisione – spiega la promotrice – non è dettata da fattori economici, tant’è vero che alcune delle profumerie in progetto di chiusura hanno da sempre performance positive (oggi, mentre tantissime aziende chiudono perché non sopravvivono economicamente), ma probabilmente dalla scelta di spostare il business aziendale dal retail alle piattaforme E-commerce e Negozi collegati allo stesso.” “Una scelta che comporta una minore incidenza nei costi del lavoro – prosegue il testo – ma che viene pagata pesantemente da noi. Il management di Douglas Italia SPA nell’ultimo decennio ha effettuato diverse fusioni, Limoni e La Gardenia, facendo largo uso di ammortizzatori sociali, sotto forma di Solidarietà, Cassa Integrazione risparmiando le proprie risorse economiche per supportare le proprie fasi di sviluppo e di ristrutturazione della rete. Una decade che ha visto chiudere più di 200 negozi con altrettanti costi sociali. Il tutto per ritrovarci ancora oggi con tantissime nuove chiusure in un momento drammatico segnato dalla pandemia. Crediamo che lo stato ed i cittadini abbiano alimentato a sufficienza questo modello d’impresa e che non sia giusto che si scarichi nuovamente sulla collettività e su di noi, dipendenti, i costi delle scelte di profitto, privando ingiustamente 451 donne del proprio posto di lavoro. Mogli, madri e figlie. Ritenute oggi inutili e costose rispetto alla direzione intrapresa dall’azienda, togliendo a noi la dignità ed il lavoro.” In chiusura, la promotrice lancia l’appello direttamente al Ministro del Lavoro Andrea Orlando e al ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti: “chiediamo a voi d’intervenire, nella misura in cui il vostro ruolo istituzionale vi permette, per evitare che tutto questo accada.”

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