ARISA (palestre, piscine, impianti sportivi, centri fitness) a Draghi: subito una svolta per non far morire il mondo dello sport

Milano – Interrompere l’agonia del mondo dello sport dilettantistico fermo per l’emergenza Covid: è accorato l’appello di A.R.I.S.A. Confcommercio, l’associazione lombarda che riunisce il mondo degli imprenditori dello sport e delle arti del benessere fisico (palestre, piscine, centri fitness) lanciato al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza e a tutti i presidenti delle Regioni e delle Province autonome con una lettera inviata dal presidente dell’Associazione Marco Contardi. Contardi ricorda innanzitutto le cifre: sono più di 100 mila i centri sportivi con allenatori e tecnici e 20 milioni gli utenti che chiedono di poter riprendere la loro attività. “La crisi pandemica – scrive il presidente di A.R.I.S.A. – ha provocato un mancato flusso economico di oltre 9,5 miliardi di euro, indotto da oltre otto mesi di chiusura e da ulteriori cinque di ‘aperture parziali’ e contingentate”. Un danno economico-finanziario che “sta condannando alla chiusura definitiva molti centri sportivi”. E chi “sopravviverà”, scrive Contardi, avrà bisogno di importanti sussidi per far fronte “agli elevati costi di gestione e manutenzione che, seppur con impianti chiusi, devono essere svolti con regolarità per non danneggiare irrimediabilmente le strutture”. Ma il punto non è soltanto quello, drammatico, della condizione economica delle imprese del comparto e della conseguente ricaduta occupazionale. Una vasta chiusura degli impianti provocherebbe forti danni anche sociali e sanitari. “Attività motoria e benessere fisico e mentale – sottolinea Contardi – sono elementi irrinunciabili soprattutto in chiave di prevenzione sanitaria”. Il presidente di A.R.I.S.A. ricorda come siano “milioni le persone anziane e meno anziane che non riescono a svolgere tutte quelle attività motorie utili al loro stato fisico, per non parlare dei ragazzi con disabilità che spesso trovano nell’attività fisica il loro unico sbocco realizzativo”. A.R.I.S.A. chiede una svolta per un settore “ad oggi quasi dimenticato che – conclude Contardi – non urla non manifesta ma non per questo deve essere lasciato morire di inedia”.