Confcommercio Lombardia: solo per i pubblici esercizi la stretta anti-Covid costerà in regione 860 milioni di euro al mese

Milano – 860 milioni di euro. E’ quanto costerà ogni mese, soltanto ai pubblici esercizi della Lombardia, la nuova stretta sugli orari imposta dall’ultimo Dpcm del Governo per l’emergenza Covid. La stima è dell’Ufficio Studi della Confcommercio milanese per Confcommercio Lombardia. Una perdita colossale: l’obbligo di chiusura alle 18 – sottolinea Confcommercio Lombardia – impatterà in maniera disastrosa sui bilanci di ristoranti, bar, pub e pubblici esercizi di tutta la regione. Significa mettere in ginocchio attività che stanno già subendo un crollo per il pranzo dovuto allo smart working e all’assenza del turismo internazionale, e che ora non possono lavorare neppure per la cena. Di fatto, per il settore, si tratta quasi di un lockdown. Un bar che lavora principalmente per l’aperitivo e la sera, perderà il 95% dei ricavi, mediamente oltre 25 mila euro al mese. Un ristorante vedrà sparire l’85% dei ricavi, in media 35 mila euro ogni mese. In totale, i bar che in Lombardia concentravano l’attività dopo le 18 perderanno 190 milioni, i ristoranti 638 milioni. 33 milioni la perdita per gli esercizi che lavorano principalmente di giorno. Si rischia l’effetto valanga sull’occupazione in un settore – rileva Confcommercio Lombardia – che in Lombardia dà lavoro oltre 150 mila addetti. Non solo pubblici esercizi: a soffrire per la stretta normativa – ricorda Confcommercio Lombardia – saranno più settori del terziario lombardo già duramente provato. Pesantemente colpiti dalle nuove limitazioni gli impianti sportivi e gli esercizi di commercio al dettaglio posti all’interno delle gallerie dei centri commerciali, ora costretti a chiudere nel weekend per l’ordinanza regionale. Occorre, inoltre, considerare le spese sostenute per la sanificazione e messa in sicurezza dei locali. Parliamo – spiega Confcommercio Lombardia – di 1.500 euro in media per un pubblico esercizio e di oltre 2.000 euro al mese per altre attività come le palestre e gli impianti sportivi. Oltre il danno, la beffa. Tutte queste imprese – prosegue Confcommercio Lombardia – hanno sostenuto spese su spese per adottare le misure di sicurezza e ora vengono costrette a chiudere, di nuovo. Un controsenso che, in un colpo solo, polverizza centinaia di milioni. Per Confcommercio Lombardia gli aiuti alle categorie colpite devono arrivare il prima possibile. E’ finito il tempo degli annunci: i ristori a fondo perduto devono essere sostanziosi e – con le moratorie creditizie e fiscali – devono arrivare subito. O assisteremo ad un disastro con il crollo definitivo di interi settori.