Bonomi (Confindustria): rischio crisi irreversibile, contratti di produttività

Bonomi (Confindustria): rischio crisi irreversibile, contratti di produttività

Roma – Dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi arriva un deciso ultimatum al Governo: “Rischiamo una crisi irreversibile e 1 milione di posti di lavoro temo che andranno persi. Bisogna intervenire subito. C’è qualche segnale di risveglio – spiega Bonomi alla Stampa – ma se guardiamo al tendenziale siamo a un meno 10 per cento sull’anno scorso. E in ogni caso quel lieve segnale positivo di cui stiamo parlando è concentrato solo sulla manifattura. Un milione di posti di lavoro bruciati resta un numero purtroppo molto credibile. E ora vedo che anche Banca d’Italia e Istat si stanno avvicinando alla nostra previsione. Il governo non ha una visione sul “dopo”, la riorganizzazione delle filiere del valore non c’è stata, il mercato è pietrificato. Il rischio di un’emorragia è serio. È proprio la fiducia che manca, e la prova è nel boom dei depositi bancari: la gente non si fida, per questo non muove i soldi dal conto corrente. Se vuoi lanciare un’operazione fiducia lo devi fare con chiarezza e trasparenza. Qui mancano sia l’una sia l’altra”. Alla domanda perché non rinnovate i contratti (sollecitazione venuta anche dal segretario della Cgil Landini), Bonomi risponde: “Siamo i primi a voler rinnovare i contratti. E chi ci accusa del contrario è un bugiardo. Ma noi chiediamo che chi sottoscrive i patti poi si impegni a rispettarli. Questo non sta avvenendo rispetto alle firme sindacali al patto interconfederale del 2018, in cui insieme fissammo sia criteri di rappresentanza sia il principio di contratti di produttività. Noi vogliamo rinnovi contrattuali agganciati agli aumenti di produttività. E vogliamo dare più soldi ai lavoratori per welfare aziendale, previdenza integrativa, formazione e assegni di ricollocazione. Ai lavoratori non alle casse sindacali. Come ci viene invece chiesto, ad esempio nel contratto degli alimentari. Serve dire la verità, questi sono i punti del dissenso, non che non vogliamo i contratti. Chi ci accusa del contrario cerca lo scontro”.