Lavoro nero all’Idroscalo: Bonini (Cgil), subito protocollo appalti per la Città metropolitana

Milano – Sulla situazione dell’Idroscalo (Città metropolitana) e delle sue strutture, chiuse da un intervento dei carabinieri, interviene sui social Massimo Bonini, segretario della Camera del Lavoro di Milano. “Si usano tante parole per ragionare su cosa fare a settembre, sullo sviluppo, l’innovazione e poi, come spesso capita, mancano le basi. All’Idroscalo di Milano, struttura pubblica, in alcune piscine e bar, dati in gestione a privati, a seguito di controlli delle forze dell’ordine sono state trovate irregolarità sulle normative anti-Covid e alcuni lavoratori senza contratto. Quindi in nero. Come è potuto accadere?! Per fortuna abbiamo un sistema milanese, fatto da gente di buona volontà, che prova a tenere in piedi la baracca. Qualche mese fa, in Prefettura, fu avviato il comitato territoriale (con sindacati e associazioni datoriali) che tra i vari compiti non ha solo quello di controllare il rispetto della salute dei cittadini e dei dipendenti nei luoghi di lavoro ma anche la regolarità del lavoro. Un grande gioco di squadra coordinato dal Prefetto in persona. Lo diciamo ancora una volta. Anche in Città metropolitana serve un protocollo su appalti e concessioni utile ad evitare incidenti imbarazzanti come questi. È inutile lamentarsi delle istituzioni dimenticate da riforme dimezzate o fatte male, come il caso delle città metropolitane, se quel poco che si potrebbe fare (gratis…) non si fa. Milano non può avere dentro di sé i difetti del Paese. È necessario da parte di tutti uno scatto di orgoglio e non il rifugio confortevole contro la fatalità di riforme incomplete”, conclude Bonini. Le cose si possono fare. Sempre. Serve volontà politica. P.S. I commenti rilasciati dai gestori di bar e piscine lasciano senza parole. Non una parola sui lavoratori senza contratto (in nero) ma solo precisazioni rispetto ai verbali ricevuti. In effetti tra “norme disattese” e “non sufficienti” (come il gestore ci tiene a precisare) c’è differenza. Il risultato mi pare lo stesso. Non avete applicato le normative. Spiace il silenzio della politica. Il nome di Milano sporcato da gestori “distratti” in un luogo simbolo e caro ai milanesi è una cosa di cui non andare fieri”, conclude Bonini.