Revisione contabile Pmi: il Governo accoglie la richiesta Confimi Industria

Roma – “Un risultato frutto di mesi di dialogo con il Governo. È stato compreso che non era questo il momento di gravare le imprese di ulteriori costi” commenta così Flavio Lorenzin Vice Presidente di Confimi Industria con delega alla semplificazione, fisco e PA la decisione del Consiglio dei Ministri che ieri ha approvato il provvedimento con il quale viene rimandato di due anni l’obbligo di dotarsi di un revisore dei conti per le PMI, che slitta come termine ultimo all’approvazione del bilancio 2021 e quindi di fatto ad aprile 2022 su parametri aggiornati al 2020 e 2021. Il provvedimento precedente imponeva infatti tale obbligo entro l’approvazione del bilancio 2019, quindi entro il 28 giugno del 2020, per tutte le imprese che sia per il 2017 che per il 2018 hanno superato almeno uno tra questi parametri: un fatturato superiore a 4 milioni di euro, un attivo maggiore di 4 milioni di euro oppure un numero di dipendenti superiore alle 20 unità. Il Governo ha accolto così la richiesta più volte avanzata da Confimi Industria, che negli ultimi mesi si è fortemente battuta su questo tema in occasione delle numerose videoconferenze in cui è stato possibile dialogare con il Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo. “Una richiesta che non va intesa come una presa di posizione sul merito del provvedimento” tiene a spiegare il vice presidente di Confimi industria “ma su tempi e modalità”. “Sia chiaro – prosegue Lorenzin – non abbiamo niente contro uno strumento utile a garantire una maggiore stabilità e sicurezza finanziaria delle imprese, ma l’emergenza coronavirus sta mettendo gravemente in difficoltà molte aziende, non è questo il momento di gravare le PMI di ulteriori costi, che non sono trascurabili.” Senza contare, ribadisce l’associazione delle pmi manifatturiere, che per effetto della crisi molte aziende avrebbero rischiato di superare i parametri per i risultati di anni precedenti, pur non avendone in realtà più i titoli già dal prossimo bilancio 2020. “È bene ricordare – chiosa Lorenzin – che già prima dell’emergenza coronavirus le aziende che si stavano attrezzando per ottemperare a questo nuovo obbligo si sono scontrate con la difficoltà nel trovare professionisti disponibili ad assumersi gli oneri collegati alla figura del revisore dei conti”.