Covid 19, Cremona Fiere: il futuro della zootecnia italiana

Cremona – Etica, sostenibilità, benessere. La sensibilità del consumatore è sempre più indirizzata verso questi concetti e il mondo produttivo deve tenerne conto offrendo prodotti adeguati a tali richieste. Arrigo Milanesi, esperto del settore dei bovini da latte, non ha dubbi: “Il mondo che ci aspetta dopo Covid19 dovrà tenere in considerazione questi nuovi argomenti. Una cospicua fetta di consumatori, quelli oggettivamente più sensibili alla sostenibilità ambientale, al benessere animale, alla corretta gestione del farmaco in allevamento, alla salubrità che deriva dal rispetto di questi requisiti, diventerà sempre più esigente e si orienterà verso prodotti che attraverso un marchio specifico certificheranno il loro processo produttivo”. Il tema legato al futuro del comparto zootecnico italiano a seguito dell’emergenza sanitaria che stiamo affrontando sarà il pilastro su cui ruoterà la prossima edizione della Fiera Internazionale del Bovino da Latte in programma a Cremona dal 28 al 31 ottobre 2020. L’organizzazione del più importante evento nazionale del settore, riconosciuto come uno dei più prestigiosi a livello internazionale, procede a pieno ritmo e numerosi saranno gli spunti su cui si sta lavorando per un approfondimento che permetterà a uno dei volani più importanti dell’economia nazionale di sfruttare le più interessanti opportunità e favorire la miglior gestione di un processo ineludibile: quello della competitività a livello globale. “Il polo fieristico di Cremona- commenta Massimo De Bellis, direttore di CremonaFiere- è il punto di riferimento della community produttiva, della prima parte della filiera, e la nostra fiera è caratterizzata dalla completezza e dall’eccellenza degli attori coinvolti (allevatori, operatori, aziende, istituzioni, università e ricerca). L’unione di questi soggetti permette di dare una visione sul settore, questo è il ruolo di una fiera B2b come la nostra, soprattutto in un momento di cambiamenti di scenario così importanti”.  Secondo Milanesi è giusto, in quest’ottica, parlare di comunicazione, informazione corretta e puntuale realizzata attraverso lo sviluppo di un dialogo che impatti prima di tutto sull’aspetto emotivo di chi acquista in cui il comparto produttivo, anziché avvitarsi in una logica un po’ vittimistica dettata dalle conseguenze di alcune trasmissioni televisive che puntano il dito contro gli allevamenti intensivi, si ponga come obiettivo il rafforzamento dei suoi punti deboli. “È corretto perseguire questo indirizzo- conclude De Bellis – Ed è proprio così che faremo: tutto si baserà sulle eccellenze uniche che abbiamo attorno a noi che ci permetteranno di dare informazioni tecniche utili e concrete per le soluzioni delle principali questioni relative all’allevamento, che è da anni al centro di un lavoro di cambiamento verso la sostenibilità. Allo stesso tempo quelle informazioni saranno strumentali al raggiungimento dell’interlocutore per eccellenza: il consumatore. Un processo sviluppato sulla linea dell’alta qualità e trasmesso al consumatore è frutto di un lavoro che coinvolge tutta la filiera, passando dagli allevatori, ai trasformatori, colmando il gap di conoscenza delle caratteristiche intangibili del prodotto”. (imprese-lavoro.com)