Test sierologici, Regione Lombardia vara le linee guida

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Test sierologici, Regione Lombardia vara le linee guida

Milano – Un documento di 8 pagine per dettare le linee guida sui test sierologici che dovranno prendere avvio in Lombardia. E’ quanto e’ in discussione in giunta regionale lombarda oggi. Nella prima fase di screening – ha detto ieri in conferenza stampa l’assessore al Welfare, Giulio Gallera – sono gia’ state raggiunte 36mila persone, soprattutto personale sanitario, e a regime si dovrebbe arrivare a testarne circa 500mila; i positivi potranno poi donare il loro plasma ricco di anticorpi da conservare e usare come cura in caso di una seconda ondata. Lo scopo dell’indagine e’ solo epidemiologico e non ha niente a che vedere con la diagnosi: il test infatti – e’ ripetuto piu’ volte nel documento – non sostituisce il tampone oro-faringeo, che e’ l’unico ad oggi in grado di supportare una diagnosi Covid, in base alle linee guida dell’OMS. L’ente inoltre “boccia i test rapidi” con la puntura del dito: “I test rapidi (test eseguiti su sangue capillare) – si legge – essendo di natura puramente qualitativa, possono solo indicare la presenza o assenza di anticorpi. Si fa presente che, al meglio delle conoscenze oggi disponibili, non vi sono al momento evidenze prodotte da organismi terzi in relazione alla loro qualita’”. Nel testo in giunta si specifica che “sebbene non sussistano obblighi di legge, e’ fortemente raccomandato l’utilizzo di test sierologici del tipo CLIA e/o ELISA che abbiano una specificita’ non inferiore al 95% e una sensibilita’ non inferiore al 90%, al fine di ridurre il numero di risultati falsi positivi e falsi negativi”. La strategia Regionale infatti, e’ stata quella di elaborare un test e convalidarlo, insieme al Policlinico San Matteo di Pavia, riconoscendolo come l’unico ufficiale. Nel frattempo tuttavia alcuni laboratori privati – e alcuni comuni, come quello di Cisliano – si sono organizzati per reperire test simili offrendo la possibilita’ di sottoporsi al prelievo del sangue a pagamento. La Regione dunque mette in guardia: “Al di sotto di alcune soglie (il 90% di affidabilita’) il risultato ottenuto non e’ adeguato alle finalita’ per cui i test vengono eseguiti”. Lo studio commissionato dalla Lombardia invece, prendera’ in considerazione “un campione rappresentativo della realta’ regionale e delle sue differenze territoriali, per caratterizzare le differenze di sieroprevalenza tra le varie fasce di eta’, di localizzazione territoriale e di professione, e con il fine di comprendere le caratteristiche epidemiologiche e fornire fondamentali informazioni per lo studio del Covid 19”. “Si ribadisce che l’esecuzione di test sierologici, al di fuori di percorsi organizzati di verifica dei risultati ottenuti, riveste scarso significato e puo’ contribuire a creare false aspettative e comportamenti a potenziale rischio nei cittadini interessati”, sottolinea ancora il testo. E comunque, anche all’interno del percorso autorizzato si specifica che “la positivita’ alla ricerca degli anticorpi non e’ indice certo di protezione immunologica verso infezione da SARS-CoV-2; la positivita’ alla ricerca degli anticorpi non e’ indice di contagiosita’ del soggetto testato; la negativita’ alla ricerca degli anticorpi non garantisce circa l’assenza di pregresso contagio ne’ della non contagiosita’ del soggetto testato. Nel caso in cui singole aziende, ad esempio, vogliano avviare privatamente uno screening, dovranno comunicarlo all’ATS, specificando: il medico, responsabile per gli aspetti sanitari del percorso; il numero dei soggetti che si prevede di coinvolgere; il laboratorio che effettua il test rapido, qualora previsto come primo step; la documentazione relativa al test rapido che si intende utilizzare; il laboratorio che effettua il test sierologico con metodica CLIA o ELISA o equivalenti; la documentazione relativa al test sierologico. Gli eventuali esiti positivi dovranno essere comunicati all’ATS dell’isolamento domiciliare fiduciario fino all’esito positivo di un tampone. Inoltre bisognera’ comunicare all’ATS i dati anagrafici delle persone risultate positive, completi di telefono, referto del test, data di avvio dell’isolamento, data prevista per l’effettuazione del tampone e l’avvio del percorso di sorveglianza di caso sospetto; i responsabili “della correttezza” dei percorsi extra servizio sanitario regionali sono gli stessi medici responsabili individuati dalle aziende.