Coronavirus, Fim Cisl Lombardia: metalmeccanici, aumentano cassa integrazione e chiusure

Coronavirus, Fim Cisl Lombardia: metalmeccanici, aumentano cassa integrazione e chiusure

Milano –  “La situazione nelle fabbriche metalmeccaniche è molto complicata. I dati in nostro possesso ci dicono che stanno aumentando cassa integrazione, fermate o riduzioni produttive. I nostri delegati di fabbrica stanno facendo un gran lavoro nel gestire le paure delle persone e, dopo averle raccolte, trasformarle in risposte solidali utili a trovare le migliori soluzioni a tutela della salute e del lavoro”. Così il segretario generale della Fim Cisl Lombardia, Andrea Donegà.
Dai dati della Fim Cisl Lombardia, il tasso di assenteismo in queste giornate ha raggiunto percentuali altissime, con punte del 50%. “Anche per questo motivo le aziende hanno iniziato a fare richiesta di ammortizzatori sociali – spiega Donegà -. A oggi, in tutta la Lombardia metalmeccanica, abbiamo contato quasi 400 richieste di cassa integrazione che interessano circa 15.000 lavoratrici e lavoratori. Sicuramente il numero è destinato a crescere se consideriamo che solo in questa settimana, rispetto alle prime due settimane di emergenza, le domande sono aumentate del 300%”.
“Ovviamente siamo tutti in attesa delle indicazioni del Governo rispetto agli ammortizzatori sociali e sui permessi per assistere i bambini che sono da tanti giorni a casa da scuola – prosegue -. Per questo motivo, chiediamo a chi, in questi giorni, tra gli industriali preferisce polemizzare di avere massimo rispetto per le preoccupazioni delle persone, che in questa fase sono più che giustificate, evitando strumentalizzazioni che rischiano di apparire come prese di posizioni personali a vantaggio di propri vantaggi economici”. La Fim Cisl Lombardia sottolinea che il sindacato con la sua azione determinata, a tutela della salute delle persone, sta arrivando dove il Governo non ha voluto arrivare ovvero al fermo o al rallentamento significativo delle produzioni, come indicato dalla Cisl Lombardia e dagli altri sindacati confederali. Anche le imprese hanno capito la gravità del momento e hanno dimostrato grande senso di responsabilità. La Brembo ha annunciato la chiusura, per una settimana, di tutti gli stabilimenti bergamaschi, che occupano 3.000 persone, il tempo di effettuare la sanificazione dei luoghi di lavoro e predisporre misure di riorganizzazione del lavoro più confacenti all’emergenza Coronavirus. La Tenaris, dal 14 al 22 marzo, lavorerà a marce ridotte in tutti gli stabilimenti lombardi, dove sono occupati oltre 2.000 dipendenti, con la presenza di lavoratori volontari per salvaguardare alcune lavorazioni strategiche nel settore ospedaliero, medicale ed energetico. Nel bresciano, Alfa Acciai, dove lavorano 700 persone, è già ferma, a scopo precauzionale, da alcune giornate e proseguirà per settimana prossima mentre Flos ha accolto con favore la lettera dei rappresentanti sindacali di fabbrica, a nome dei 150 colleghi, con cui chiedevano la sospensione delle attività impegnandosi a recuperare questa fermata a emergenza conclusa. Alla STMicroelectronics di Agrate e Castelletto, dove lavorano circa 6.000 persone, i delegati di fabbrica, di Fim e Fiom, hanno contrattato con l’azienda un raffreddamento delle produzioni con copertura economica delle ore perse a carico dell’impresa. Nel cremonese, Marcegaglia, che conta 470 dipendenti, ha ridotto turni e carichi di lavoro e così anche Ilta Inox, dove lavorano 310 persone. Ragionamento analogo anche negli stabilimenti nel varesino e nel comasco di BTicino, che impiega più di 2.000 lavoratori. Alla Carcano, azienda di 400 dipendenti nel lecchese, il sindacato ha concordato il fermo delle produzioni e la sanificazione degli ambienti. In provincia di Milano, in IMQ, che conta circa 300 dipendenti, sono stati raggiunti accordi per la gestione dello smartworking e dell’articolazione dei turni così come alla D’Andrea, dove sono occupati 120 dipendenti. Alla SecondoMona, dove lavorano 300 dipendenti, su richiesta degli delegati di fabbrica sono stati concessi 5 giorni di chiusura collettiva. L’Iseo Serrature, che occupa 450 lavoratori tra Pisogne (Bs) e Rovellasca (Co), pur garantendo il rispetto dei decreti, su sollecito dei delegati di fabbrica ha stabilito una quasi totale chiusura, per due settimane, ad eccezione delle attività strettamente necessarie.