Pil, allarme Confcommercio: rischio recessione

Roma – Ancora una volta l’ottimismo della volontà non ha aiutato. La paventata recessione (tecnica) dell’economia italiana potrebbe essere certificata già nel primo quarto dell’anno in corso: il PIL mensile indica, infatti, in -0,4% e -0,6% le variazioni annue di gennaio e febbraio, rispettivamente. Produzione industriale, consumi e occupazione puntano tutti, e coerentemente, al ribasso. Per il rimbalzo, insomma, bisogna attendere. Forse nel secondo trimestre, coronavirus permettendo. E’ vero che l’economia mondiale sa trovare strade nuove per produrre in luoghi e in modi differenti dal passato. La tecnologia aiuta l’adattamento. Ma ci vuole tempo per realizzare aggiustamenti adeguati. E poi non è detto che tutto quanto perso in termini di investimenti e, soprattutto, di consumi sarà completamente recuperato. L’Italia resta esposta a shock avversi provenienti dall’esterno. Il turismo ne è l’espressione più immediata. Tutto ciò dentro una produttività strutturalmente insufficiente. Il quadro congiunturale resta caratterizzato da andamenti non favorevoli dei principali indicatori.  A dicembre la produzione industriale è calata del 2,7% congiunturale, un dato che resta grave anche se si tiene conto di particolari effetti di calendario. Anche l’occupazione registra andamenti negativi, mostrando nello stesso mese una contrazione dello 0,3% su novembre ed una debole crescita (0,6%) nel confronto annuo. La fiducia dei consumatori è risultata, nel mese di gennaio, in crescita mentre è in calo quella delle imprese. La contrazione per il sentiment delle imprese è stata del 1,5% congiunturale, mentre per le famiglie si è registrato un aumento dello 0,9%. Su base annua il clima delle imprese ha registrato un aumento dello 0,4% mentre per le famiglie c’è stato un calo del 1,8%. Sul versante della domanda delle famiglie la situazione appare debole ed in peggioramento rispetto alle già modeste dinamiche dell’ultimo quarto del 2019. A gennaio 2020 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato un deterioramento della domanda delle famiglie, con un calo dello 0,4% su base congiunturale e una flessione dello 0,6% su base annua. In termini di media mobile a tre mesi prosegue la tendenza al ridimensionamento avviatasi nella parte finale del 2019. La diminuzione dello 0,4% registrata in termini congiunturali dall’ICC nel mese di gennaio è sintesi di un’analoga riduzione della domanda relativa ai servizi e di una flessione dello 0,3% per quella per i beni. Il dato dell’ultimo mese è espressione di una diffusa tendenza al peggioramento. Solo per i beni ed i servizi per le comunicazioni si registra una variazione positiva di qualche rilievo (+0,4%). Per contro la domanda per i beni e i servizi per la mobilità, dopo il moderato recupero di dicembre, è tornata in territorio pesantemente negativo (-2,0%). In decisa riduzione è risultata anche la domanda per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (-0,7%), in piccola parte anche a causa della crisi sanitaria innescata dal Covid-19. Anche per l’abbigliamento e le calzature si registra una tendenza al peggioramento (-0,3%). Le altre funzioni di consumo risultano sostanzialmente stabili rispetto a dicembre. A gennaio 2020 l’ICC ha mostrato, nel confronto annuo, una diminuzione dello 0,6%, amplificando la tendenza al rallentamento già evidenziata nell’ultima parte del 2019. Il dato dell’ultimo mese è sintesi di una crescita dello 0,5% della domanda per i servizi e di una diminuzione dell’1,2% per i beni. Nel confronto con lo stesso mese del 2019 si confermano andamenti articolati delle diverse macro-funzioni di spesa. Il segmento più vivace si mantiene quello relativo alla spesa effettuata dalle famiglie per i beni e i servizi per le comunicazioni (+6,8%). In moderato recupero sono risultate la domanda per l’abbigliamento e le calzature (+0,6%) e le spese per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (+0,2%). Per contro, i consumi di beni e servizi per la mobilità amplificano la tendenza al ridimensionamento (-5,5%). Un orientamento più negativo ha interessato anche gli alimentari, le bevande e i tabacchi (-0,9%). In riduzione, decisamente più contenuta, sono risultate le spese per i beni e i servizi per la cura della persona (-0,5%) e per i beni e i servizi ricreativi (-0,2%). Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di febbraio 2020 si stima una diminuzione dello 0,1% in termini congiunturali. Nel confronto con lo stesso mese del 2019, i prezzi crescerebbero dello 0,4%, in diminuzione di due decimi di punto rispetto alla variazione registrata a gennaio.