Monza e Brianza 2019: frenano export, produzione industriale e aspettative delle imprese

Monza e Brianza 2019: frenano export, produzione industriale e aspettative delle imprese

Monza – Ottocento aziende con ricavi che vanno da 3,6 miliardi a 8,8 milioni di euro: un fatturato complessivo record di 52,5 miliardi euro e un risultato di esercizio di quasi 2 miliardi. Un tessuto imprenditoriale vivo, dinamico e resiliente che però sconta il rallentamento del contesto macroeconomico globale, soprattutto sul fronte dell’export dopo la forte crescita del 2017. È questa la fotografia delle realtà d’impresa della provincia di Monza e Brianza evidenziata dalla classifica TOP500+ edizione 2019, il progetto di ricerca e di analisi dei dati economico-finanziari realizzato dal Centro Studi Assolombarda – promosso da Assolombarda in collaborazione con PwC e con il sostegno di Banco BPM – su un territorio che si conferma, anche quest’anno nell’analisi condotta sui bilanci 2018, uno tra i principali distretti manifatturieri d’Europa. I numeri della classifica TOP500+ confermano i risultati positivi del 2018 sul fronte della produzione industriale che ha segnato un +3,3%. Tuttavia, l’indicatore mostra già sul finire del 2018 alcuni segnali di rallentamento dei suoi ritmi di crescita: dai +3% e +5% nei primi tre trimestri, si è passati a un +1,8% nell’ultimo trimestre. Se per la produzione industriale si tratta di una decelerazione, per l’export è una vera e propria inversione di tendenza quella che accade nel 2018: dopo la forte espansione del 2017 (+11,6% rispetto all’anno precedente), la variazione del 2018 è negativa e pari al -2,7%. Il rallentamento progressivo nel 2018 si intensifica nel 2019: la produzione industriale di Monza e Brianza si contrae del -1,1% nei primi 9 mesi di quest’anno. In parallelo cala anche l’export, segnando una flessione pari al -8,2% nel primo semestre 2019. Contestualmente, la Lombardia mostra segnali di stagnazione, con la produzione industriale che registra un magro +0,3% nei primi 9 mesi del 2019 (dopo un +3,0% nel totale anno 2018) e con l’andamento delle vendite sui mercati esteri che tra gennaio e giugno di quest’anno scendono del -0,6% (dopo una crescita del +5,4% nel 2018). Per vagliare il sentiment delle imprese di Monza e Brianza, con riferimento ai preconsuntivi 2019 di fatturato ed EBITDA, il Centro Studi di Assolombarda ha contattato, tra ottobre e novembre, un panel di società che compongono il TOP500+. Ne emerge che dopo un 2018 con vendite in crescita per quasi il 70% delle imprese, scende al 46% la percentuale di aziende che prevede di chiudere il 2019 con un fatturato in aumento. Le ‘top’ di Monza Brianza restano caute anche nelle previsioni dei margini: solo il 32% di esse prevede di chiudere il 2019 in crescita rispetto all’anno precedente, una quota nettamente inferiore a quella riferita ai consuntivi di bilancio del 2018, pari al 55%. “Siamo tornati a crescita zero – ha dichiarato Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda –. Il forte rallentamento economico del 2018 ha colpito pesantemente anche la produzione manifatturiera lombarda che, nei primi nove mesi dell’anno, registra solo un +0,3%, rispetto al +3,0% dell’anno precedente. La frenata di PIL e dell’export si sono purtroppo estese a tutta la fascia del Nord manifatturiero. Se per la domanda estera scontiamo l’effetto della guerra sui dazi, i motivi che ci hanno portato a essere gli ultimi per crescita in Europa sono dovuti all’assenza di una politica industriale del Paese. Avevamo chiesto di concentrare tutte le risorse sul Cuneo Fiscale e ci hanno restituito una manovra con più deficit, più debito pubblico, più tasse. Per non parlare del fortissimo ridimensionamento di Industria 4.0 e della rinuncia alle politiche attive del lavoro. In queste condizioni, anche un territorio ricco di eccellenza come quello lombardo e in particolare di Monza e Brianza, che guardando al confronto con il precrisi segnano rispettivamente +1,1% e +2,8% mentre l’Italia è ancora indietro al -3,3%, fatica a esercitare la funzione di locomotiva del Paese. Serve più consapevolezza e più coraggio per affrontare quanto sta accadendo in molte filiere industriali decisive per l’Italia e per l’Europa. Questo deve essere il nostro impegno”.